Non solo plastica. Ora anche l’inchiostro. Nei cibi che consumiamo aumentano le insidie da agenti esterni al punto che ormai da più parti si invoca l’intervento normativo delle autorità europee e qualcuno ha già realizzato strumenti di misurazione dei contaminanti tramite App.

Non abbiamo fatto in tempo a pubblicare i dati di uno studio commissionato dal Wwf all’Università di Newcastle, in Australia, dal quale emergeva come praticamente consumiamo cinque grammi di plastica ogni settimana con l’alimentazione, in virtù di microplastiche presenti soprattutto nell’acqua, sale, birra e frutti di mare che arriva in redazione la notizia di un’indagine condotta da Altroconsumo sulle tracce di inchiostro nel cibo rilasciate dalle confezioni.

L’associazione di consumatori, insieme ad altre tre sue equivalenti in Europa, ha analizzato 76 i campioni di imballaggi in carta e cartone in Italia, Danimarca, Norvegia e Spagna.

Di questi, 45 sono risultati “puliti” mentre ben 31 hanno evidenziato il rischio di trasmettere ai cibi contaminanti chimici. Tra questi anche un prodotto italiano, gli stampi Tescoma utilizzati da tanti consumatori per preparare muffin casalinghi, che non ha superato la prova per quanto riguarda le ammine aromatiche primarie. All’estero, invece, gli imballaggi pericolosi sono addirittura di più.

“I risultati” - sottolinea una nota di Altroconsumo - “sono segno evidente che è urgente una legge europea in materia di imballaggi stampati che tuteli maggiormente i consumatori da questo rischio. In Italia in particolare esiste già una norma specifica sulla carta e cartone alimentare ma non c’è ancora nulla che riguardi gli inchiostri della stampa”.

Così Ivo Tarantino, Responsabile relazioni esterne dell’associazione: “Abbiamo presentato i risultati delle nostre analisi al Beuc - The European Consumer Organization. L’associazione, che ci rappresenta in seno alle Istituzioni europee, ha ora in mano i nostri dati, che dimostrano la portata del problema e argomenti incisivi per chiedere finalmente una normativa sugli imballaggi alimentari di carta e cartone e sugli inchiostri, che scongiuri ogni rischio. La stessa Commissione europea ha chiesto recentemente agli Stati membri di condurre controlli sulle sostanze rilasciate dagli imballaggi tra cui le ammine aromatiche primarie per valutare l’ipotesi di una nuova regolamentazione”.

Secondo l’Efsa, oltre il 50% dei cittadini europei assume con la dieta sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli soglia di sicurezza alimentare, con alcune fasce della popolazione più a rischio, in particolare donne in gravidanza, neonati e piccoli sino ai tre anni di età.

Per tenere sotto controllo il livello dei contaminanti che assumiamo quotidianamente attraverso l’alimentazione, è oggi disponibile anche una App. Si chiama Ultrabio ed è stata ideata e progettata da Bioscience research center (BsRC), start up di Toscana life sciences. L’applicazione, disponibile gratuitamente per Android e iOS, calcola su base statistica la dose di contaminanti assunti, rapportandola al peso corporeo dell’utente e comparandola ai valori soglia di sicurezza indicati da Efsa su base settimanale.

“Un lavoro scrupoloso e attento e in continuo aggiornamento condotto dal nostro personale esperto, ci ha consentito la creazione di un database completo con livelli di contaminazione scientificamente attendibili e aggiornati per le oltre ottocento tipologie diverse di alimenti combinabili tra di loro”, sottolinea Monia Renzi, direttore generale di Bioscience research center. “Sono presi in considerazione i contaminanti più interessanti per l’utente in termini di salute e per i quali esistono informazioni solide, complete e soglie di rischio specifiche e condivise dal mondo scientifico quali per esempio mercurio, cadmio, piombo e composti perfluorurati. L’utente inserisce i propri dati relativi a peso, sesso ed età e accede alla schermata di utilizzo che permette di inserire giorno per giorno le dosi di alimento consumato. Al momento dell’inserimento, è possibile visualizzare graficamente, per ogni sostanza chimica considerata, il livello di esposizione soggettivo rispetto alla soglia settimanale consigliata dall’Efsa. Vengono forniti report giornalieri e settimanali, in modo da permettere di correggere eventuali criticità bilanciando l’alimentazione e restando sotto la soglia settimanale prevista”.

L’assunzione di fosfati con la dieta può superare i limiti di sicurezza. Occorre dunque prendere provvedimenti, fissandone limiti massimi consentiti come additivi negli alimenti, integratori compresi. Sono le conclusioni di un complesso lavoro di analisi e studio condotto da membri del Panel on Food Additives and Flavourings dell’Efsa, pubblicato nei giorni scorsi e che ha proposto una serie di suggerimenti alla Commissione europea.

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I cittadini europei si dichiarano informati, preparati e tranquilli per ciò che concerne la sicurezza alimentare nei rispettivi Paesi. Oltre alla sicurezza, principali criteri guida per l'acquisto si rivelano provenienza costo, gusto e contenuto nutrizionale. 

Queste alcune delle indicazioni emerse dal nuovo sondaggio Eurobarometro curato dall'Efsa, i cui risultati sono stati pubblicati in occasione della prima Giornata mondiale della sicurezza alimentare celebratasi il 7 giugno scorso. Sono stati intervistati circa 30 mila cittadini appartenenti a 28 Stati membri dell’Ue, durante il mese di aprile.

Nel complesso, il 41% del campione dichiara di interessarsi in prima persona al tema della sicurezza alimentare. Preoccupazioni vengono espresse solo dal 22 per cento degli intervistati segno, secondo Bernhard Url, direttore esecutivo Efsa, di come i progressi della scienza e della tecnologia abbiano contribuito a migliorare gli standard alimentari e le pratiche igieniche. Le principali apprensioni sono legate alla presenza di residui di antibiotici, ormoni o steroidi nelle carni, di pesticidi negli alimenti, di inquinanti ambientali nel pesce, nella carne o nei latticini e di additivi come coloranti, conservanti o aromi utilizzati in alimenti o bevande. Gli europei sembrano meno preoccupati di prima, invece, su questioni come gli Ogm mentre comincia a serpeggiare ansia intorno al tema delle microplastiche.

La comunità scientifica, le organizzazioni dei consumatori e gli agricoltori godono dei più alti livelli di credito per quanto riguarda l'informazione sui rischi da alimenti e la televisione continua a rappresentare la principale fonte di notizie su quest’argomento per sette su dieci europei. Tuttavia, mentre un sempre maggior numero di giovani si rivolge ai social media dopo la televisione, gli anziani sono ancora legati alle fonti tradizionali come i giornali e la radio.

"Sono contento che ci sia finalmente una giornata in cui si celebra l'importanza della sicurezza alimentare e si riconosce il lavoro prezioso di donne e uomini, agricoltori, veterinari, agronomi, cuochi e molti altri, che ogni giorno lavorano sodo per garantire che il cibo che finisce nei nostri piatti sia sicuro", ha dichiarato Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare. "I risultati di questo studio dimostrano che gli europei hanno un alto livello di conoscenze sui temi di sicurezza alimentare e ci tengono a ciò che mangiano. Ciò ci motiva ancora di più a proseguire nella nostra opera di garantire che i nostri elevati standard siano mantenuti e cercare di raggiungere modelli produttivi e di consumo più sostenibili".

 

Di seguito alcuni risultati relativi al campione italiano di intervistati:

Criteri di scelta acquisto alimenti

Eurobarometro

 

I pericoli più temuti

Eurobarometro

 

Le fonti di informazione più affidabili

 

 

 

 

 

 

L'Efsa ha lanciato uno strumento interattivo che permette a nutrizionisti e altri professionisti della salute di eseguire facilmente rapidi calcoli utilizzando i valori di riferimento per la dieta stabiliti dalla stessa Autorità europea.

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