Sono stati seguiti 50 uomini di età compresa tra i 35 e i 45 anni, normopeso, non fumatori e che non facevano consumo abituale di alcolici, senza malattie croniche o varicocele, da novembre 2020 a ottobre 2021, che avevano deciso di seguire una dieta pre-concezionale. A tutti è stato assegnato un regime dietetico con precise linee guida nutrizionali: consumo per l'80% di alimenti biologici; assunzione quotidiana di cereali integrali e di alimenti a basso indice glicemico; eliminazione o riduzione dei latticini; consumo quotidiano di alimenti fermentati come yogurt o kefir e di frutti rossi; assunzione giornaliera di verdure a foglia verde e di frutta a guscio; consumo frequente di legumi, verdure crucifere, pesce azzurro e uova; eliminazione delle carni lavorate, dei prodotti confezionati e consumo di frutta non superiore ai 300 g al giorno; uso frequente di spezie come zenzero, curcuma, coriandolo, rosmarino, basilico, aglio, cipolla e prezzemolo. A un sottogruppo di 20 partecipanti dei 50 iniziali sono state, inoltre, date istruzioni aggiuntive per ridurre l'assunzione di carboidrati al 35% dell'apporto calorico giornaliero. I partecipanti hanno seguito la dieta per un periodo di tre mesi prima di sottoporsi a un test del testosterone e a un test di frammentazione del Dna spermatico.
“È stato osservato che i soggetti, a tre mesi dall’inizio della dieta, hanno registrato un aumento del 116% dei livelli di testosterone, passati da 3,2 ng/ml a 6,92 ng/ml”, spiega Veronica Corsetti, biologa nutrizionista, ricercatrice del Cnr, presidente dell’Associazione “Fertilelife” e prima autrice dello studio. “Contemporaneamente, il gruppo di coloro che hanno aderito a una dieta con una riduzione dell’apporto di carboidrati e un aumento di antiossidanti attraverso il consumo giornaliero di frutti rossi e un minimo di tre porzioni di verdure fresche/die, ha riportato una riduzione nella percentuale di spermatozoi con Dna frammentato che è scesa al 23,2% rispetto al 44,2% iniziale. Con questo studio, siamo riusciti a dimostrare, per la prima volta, che gli uomini che aderiscono alla dieta mediterranea e riducono l'assunzione di carboidrati sperimentano una minore frammentazione del Dna spermatico e un aumento dei livelli di testosterone”.
Così commenta Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli: “La dieta rappresenta un elemento chiave nella capacità riproduttiva dell'uomo. Un’alimentazione scorretta può, infatti, accentuare gli effetti deleteri e pro-ossidanti dello stress e dell’inquinamento e causare la frammentazione del Dna negli spermatozoi, uno dei fattori alla base dell’infertilità maschile. Ridurre lo stress ossidativo è pertanto fondamentale per aumentare le possibilità di concepimento di una coppia. Ed è proprio questo ciò che è emerso dallo studio, che ha verificato come la dieta mediterranea biologica possa contrastare l’effetto pro-ossidante degli inquinanti e avere benefici negli uomini con bassa fertilità, raddoppiando la secrezione di testosterone e riducendo del 47% la presenza di spermatozoi con Dna frammentato”.
Nicola Miglino