Stando a un rapporto pubblicato dall’Aesan, l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione, il termine “probiotico” può ora comparire sulle etichette dei prodotti alimentari, sia fabbricati a livello nazionale che importati da altri paesi europei. Secondo Luis Gosálbez, amministratore delegato di Sandwalk BioVentures, «una piccola vittoria per l’industria dei microbiomi», che non indietreggia di fronte alle ormai note lacune normative nel campo e alla mancanza di una vera e propria lista di probiotici approvati.

Torna l’allerta per possibili nuove epidemie di influenza aviaria in Ue a seguito di focolai ad alta patogenicità (Hpai) verificatisi negli ultimi mesi tra gli uccelli selvatici e il pollame nella Russia occidentale e nel Kazakistan. Secondo l’Efsa, alla luce dell’esperienza passata, l'Europa settentrionale e quella orientale sembrano le più vulnerabili a nuove epidemie.

Nel corso della storia hanno fatto il loro ingresso in Europa da tutti gli angoli del globo nuovi generi di alimenti, ingredienti o metodi di produzione: banane, pomodori, pasta, frutti tropicali, mais, riso, per non pensare alla vasta gamma di spezie. Tutti originariamente entrati a far parte della nostra realtà agro-alimentare come “nuovi alimenti”.

Solo un cittadino europeo su cinque considera la sicurezza alimentare la preoccupazione principale nello scegliere i cibi, eppure gli alimenti non sicuri contenenti batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche nocive provocano più di 200 malattie che vanno dalla diarrea al cancro. Questi sono alcuni dei dati presentati da Efsa (European food safety authority) in occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2020 tenutasi lo scorso 8 giugno.

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