Diversi studi clinici hanno fornito prove che indicano un ruolo essenziale del microbiota intestinale nella patogenesi di disturbi come depressione, Alzheimer, schizofrenia, Parkinson, autismo e sclerosi multipla, sia in relazione ai notevoli cambiamenti nel loro profilo nell'ospite affetto da queste patologie sia nel quadro di infiammazione di basso grado mediata dalla permeabilità intestinale.

Stando a un rapporto pubblicato dall’Aesan, l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione, il termine “probiotico” può ora comparire sulle etichette dei prodotti alimentari, sia fabbricati a livello nazionale che importati da altri paesi europei. Secondo Luis Gosálbez, amministratore delegato di Sandwalk BioVentures, «una piccola vittoria per l’industria dei microbiomi», che non indietreggia di fronte alle ormai note lacune normative nel campo e alla mancanza di una vera e propria lista di probiotici approvati.

Nuove prospettive per la cura della dermatite atopica nei bambini. Una terapia sperimentale che mira a modificare il microbiota cutaneo si è dimostrata in grado di ridurre la gravità della malattia e di garantire una maggiore qualità di vita per i bambini a partire dai 3 anni di età. A questi risultati è giunto un trial clinico condotto dai National institutes of health (Nih) e pubblicato su Science translational medicine. La terapia sperimentale contiene ceppi di Roseomonas mucosa, un batterio naturalmente presente sulla pelle, isolati da volontari sani e coltivati ​​in laboratorio.

Tra le strategie non farmacologiche per la gestione della fibromialgia prove crescenti suggeriscono un potenziale ruolo benefico per la nutrizione, includendo sia integratori alimentari e sia interventi dietetici. L'analisi della letteratura ha dimostrato che il ruolo degli integratori alimentari rimane controverso, sebbene gli studi clinici con integratori di vitamina D, magnesio, ferro e probiotici mostrino risultati promettenti.

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