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Interventi nutrizionali nella gestione della sindrome fibromialgica

23 Settembre 2020

Tra le strategie non farmacologiche per la gestione della fibromialgia prove crescenti suggeriscono un potenziale ruolo benefico per la nutrizione, includendo sia integratori alimentari e sia interventi dietetici. L'analisi della letteratura ha dimostrato che il ruolo degli integratori alimentari rimane controverso, sebbene gli studi clinici con integratori di vitamina D, magnesio, ferro e probiotici mostrino risultati promettenti.

Per quanto riguarda la vitamina D, questa dovrebbe essere presa in considerazione alla luce del fatto che circa il 40% dei soggetti con fibromialgia presenta carenza e che diversi studi hanno mostrato un'associazione deficit sierici e dolore cronico, depressione e ansia in questi pazienti.

Le vitamine antiossidanti, come la C e la E, sono utili per preservare le funzioni cerebellari, la memoria, le risposte emotive e la funzione muscolare, ma attualmente non ci sono studi coerenti in letteratura.

Il magnesio è sempre stato considerato l'integratore non farmacologico con il più alto potenziale ma finora sono disponibili solo due studi clinici che segnalano sia che con l’integrazione vi è un significativo miglioramento del dolore sia che l'amitriptilina e l'integrazione di risultano più efficaci in tutti i risultati misurati rispetto alla sola amitriptilina.

Interessante è anche il ruolo svolto dal microbiota nella patologia e l’esplorazione dei cambiamenti indotti dall’uso di probiotici. Uno studio pilota ha per ora indagato l'effetto di un'integrazione di 7 settimane con un probiotico multispecie, riscontrando una migliore cognizione, in particolare per ciò che riguarda la scelta impulsiva e il processo decisionale, in 40 soggetti con diagnosi di fibromialgia.

Per quanto riguarda gli interventi dietetici ve ne sono oggi diversi efficaci nel ridurre i sintomi: la somministrazione di olio d'oliva, una dieta sostitutiva con prodotti a base di cereali a base di grano antico Khorasan, diete ipocaloriche, diete vegetariane, la dieta a basso contenuto di Fodmap, la dieta senza glutine, la dieta priva di glutammato monosodico e aspartame e la dieta mediterranea.

I pazienti hanno spesso sintomi gastrointestinali che si sovrappongono in modo significativo a vari disturbi legati al glutine come nausea, dolore addominale, affaticamento, stanchezza, dolore cronico e disturbi dell'umore, suggerendo una possibile coesistenza di sensibilità al glutine non celiaca in tali pazienti ed ecco perché molti regimi alimentari valutati su questi pazienti intervengono proprio su questo composto.

Inoltre, poiché il 70% dei pazienti affetti da fibromialgia soffre di sindrome del colon irritabile, anche la dieta a basso contenuto di Fodmap, carboidrati a catena corta scarsamente assorbiti, potrebbe essere utile per questi soggetti.

Diverso fronte di intervento quello che valuta la rimozione alimentare del glutammato monosodico e dell'aspartame, entrambe molecole in grado di agire come neurotrasmettitori eccitatori. Due serie di casi, su un totale di 6 pazienti, hanno riportato un miglioramento complessivo di dolore cronico, affaticamento, sonno e funzione cognitiva dopo diversi mesi di dieta priva di aspartame o glutammato più aspartame.

Una remissione dei sintomi del 30% dopo una dieta di eliminazione dell'eccitotossina è stata osservata anche in un campione di 46 pazienti affetti da fibromialgia e sindrome dell'intestino irritabile. D'altra parte, un totale di 36 donne con patologia non hanno riportato differenze significative nel dolore dopo un'eliminazione di 12 settimane di glutammato monosodico e aspartame.

La maggior parte degli studi che ha visto un cambiamento dello stile alimentare dei pazienti ha comunque sempre mostrato un miglioramento significativo nel dolore cronico, ansia, depressione, funzione cognitiva, ritmo del sonno e sintomi gastrointestinali. Inoltre, la perdita di peso sembra essere associata sia a una ridotta infiammazione che a una migliore qualità della vita, suggerendo così che il peso corporeo potrebbe avere una ripercussione funzionale.

Pertanto, il fatto che il miglioramento sia stato ottenuto attraverso diverse strategie dietetiche può portare all'ipotesi che sia la perdita di peso che la componente psicosomatica della malattia possano avere un ruolo importante nella malattia. Inoltre, tutte queste diete sono generalmente considerate come modelli dietetici sani, ricchi di cibi vegetali, antiossidanti o fibre, quindi il fatto che le persone abbiano sperimentato un miglioramento dei sintomi dopo quasi tutti gli interventi dietetici suggerisce che una dieta adeguata potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella gestione multidisciplinare che combini strategie farmacologiche e non farmacologiche.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • Nutritional Interventions in the Management of Fibromyalgia Syndrome. Nutrients 2020, 12(9), 2525.
  • Altered inflammatory mediators in fibromyalgia. Rheumatology 2017, 7, 215–225.
  • Eular revised recommendations for the management of fibromyalgia. Ann. Rheum. Dis. 2017, 76, 318–328.
  • The role of diet in the treatment of fibromyalgia. Pain Manag. 2016, 6, 317–320.
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