Lo studio, prospettico, in aperto, a braccio singolo, ha coinvolto 317 persone con Ibs di età media di 44 anni, per il 70% donne. Tutti hanno ricevuto, per 12 settimane, 5 g/die di un mix di 2′-fucosillattosio e latto-N-neo-tetraosio, miscelati in un rapporto di 4:1.
A inizio studio e ogni quattro settimane sono stati valutati comportamento intestinale, sintomatologia da Ibs e qualità della vita.
A fine studio, i risultati hanno mostrato un netto miglioramento, dal 91 al 57%, nell’incidenza di alterata motilità gastrointestinale con anomala consistenza delle feci (Bristol stool form scale, Bsfs).
In aggiunta, l’Ibs Symptom sverity score, indicatore di gravità dei sintomi correlati alla malattia, è passato da 323 a 144 dopo 12 settimane in tutti e tre i gruppi, da quello con stipsi predominate, a quello con diarrea predominante, sino a quello con la forma mista. Le settimane con i risultati migliori si sono rivelate le prime quattro.
Infine, l’Ibs Qol, che rappresenta un’autovalutazione di alcuni parametri legati alla qualità di vita, è cresciuto da 50,4 a 74,6 alla fine dello studio.
“Gli Hmo sono un mix eterogeneo di glicani presenti naturalmente in alta concentrazione nel latte materno umano”, commentano gli Autori. “Poiché non vengono digeriti nel tratto gastrointestinale superiore, raggiungono l’intestino, dove svolgono più ruoli, tra cui la regolazione del microbiota e del sistema immunitario, prevenendo l'adesione dei patogeni intestinali alla parete intestinale. A causa di queste caratteristiche, rivestono un potenziale ruolo benefico nella gestione dell'Ibs. I nostri rappresentano risultati incoraggianti nella direzione dell’impiego degli Hmo in adulti affetti da Ibs, pur consapevoli che ulteriori conferme dovranno arrivare da studi in cieco e con gruppo di controllo”.
Nicola Miglino