Integratori di Omega-3, Usa: etichette sotto esame. Poli (Nfi): “Ue, scenario diverso”

12 Settembre 2023

Uno studio da poco pubblicato su Jama Cardiology ha messo in evidenza come nel mercato statunitense siano presenti molti integratori a base di olio di pesce con informazioni in etichetta che non sarebbero corrette. In particolare, si sottolinea, nella maggior parte dei casi si riportano affermazioni relative a benefici su più distretti dell’organismo, nonostante la mancanza di dati sperimentali a supporto. Inoltre, si segnala una significativa eterogeneità nella dose giornaliera di Epa+Dha suggerita, con conseguente potenziale variabilità nella sicurezza e nell’efficacia tra i diversi prodotti.

I ricercatori, attraverso l’accesso al National institutes of health dietary supplement label database trusted source, hanno esaminato i dati delle etichette di circa 3 mila integratori a base di olio di pesce e acidi grassi Omega-3 non di pesce presenti sul mercato statunitense, valutando la presenza di due tipi di informazioni. Quelle cosiddette “qualificate” (Qhc), ovvero approvate dall’Fda e basate sui dati scientifici, relative a effetti su pressione arteriosa e malattia coronarica, e quelle strutturali/funzionali, per le quali è possibile indicare soltanto l’azione generica del nutriente come, per esempio, “il calcio rafforza le ossa” o “le fibre favoriscono la regolarità intestinale”, piuttosto che ““Gli Omega-3 sono importanti per la salute del sistema cardiovascolare, immunitario e nervoso”.

“La maggior parte delle etichette include almeno un'indicazione strutturale/funzionale che implica benefici su diversi sistemi/organi, dal cuore al cervello, dalle articolazioni agli occhi e occhi, nonostante, la mancanza di dati provenienti da studi clinici randomizzati”, sottolineano gli Autori. “Abbiamo, inoltre, osservato una sostanziale eterogeneità nei dosaggi di Epa+Dha presenti negli integratori. Solo una esigua minoranza conteneva quantità sufficienti per abbassare i trigliceridi e non vi erano informazione sul rischio di fibrillazione atriale connesso, benché non ne viga l’obbligo da parte dell’Fda”.

Abbiamo chiesto un commento, contestualizzato alla realtà europea e italiana, ad Andrea Poli, presidente della Nutrition foudation of Italy: “L’analisi dei ricercatori americani, pur molto esaustiva e dettagliata, è probabilmente poco rilevante per la realtà europea e, quindi, italiana. Gli autori concludono che moltissimi integratori a base di olio di pesce presenti sul mercato statunitense vantano claim di efficacia sulla salute del cuore e molti lo fanno pur contenendo dosaggi dei principi attivi che non si sono dimostrati efficaci negli studi clinici controllati. Nel contesto europeo questa osservazione non è, come si diceva, rilevante. Sulla base della normativa vigente, l’Efsa e la Commissione europea non possono rilasciare claim che facciano riferimento a possibili effetti di tipo terapeutico o preventivo degli integratori alimentari. Gli integratori stessi, sul piano normativo, sono infatti alimenti e non farmaci, e non possono quindi in alcun modo vantare effetti di questa natura. La combinazione Epa+Dha, per esempio, in Europa, può solamente comunicare un contributo al mantenimento di una normale funzione del cuore o di normali valori dei trigliceridi plasmatici a digiuno o, ancora, della pressione arteriosa: ma non, sempre per esempio, effetti sul ritmo cardiaco o sulla presenza o assenza di specifiche aritmie. Effetti che possono essere invece autorizzati negli Stati Uniti se supportati da un’adeguata letteratura scientifica. I dosaggi di Epa+Dha negli integratori presenti sul mercato europeo sono di conseguenza diversi da quelli che possono essere commercializzati negli Stati Uniti. I 2 g al giorno di questi acidi grassi cui fanno riferimento gli autori dell’articolo ricordato, sono infatti un dosaggio certamente farmacologico, mentre i livelli reperibili negli integratori disponibili sul nostro mercato servono, come ricorda lo stesso nome, a integrare l’apporto alimentare di questi composti laddove, per vari motivi, il consumo di pesce, che ne rappresenta la fonte alimentare principale, non sia adeguata. Nell’attuale situazione di apporto di Epa+Dha in Italia, largamente insufficiente rispetto a quanto suggerito dalle linee guida, un uso intelligente e mirato di questi integratori continua pertanto a essere un’opzione interessante”.

Nicola Miglino

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…