Mercato dei cereali: il costo della crisi ucraina

29 Marzo 2022

Ci sono problemi di approvvigionamento in Italia per pasta, pane e biscotti a causa del conflitto in corso? A chiarire il quadro sugli scambi commerciali di grano e mais tra il nostro Paese, Russia e Ucraina, ci ha pensato Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), con un report dettagliato che proviamo, di seguito, a riassumere.

Grano duro

Canada e Italia sono i principali produttori mondiali di grano duro. Tuttavia, a causa dell’ampio utilizzo interno da parte dell’industria pastaria italiana, solo il Canada esprime un peso consistente sul fronte delle esportazioni, mentre l’Italia è il primo paese importatore. Russia e Ucraina hanno un ruolo del tutto marginale, sia dal lato dell’offerta, sia riguardo alle esportazioni, dato che congiuntamente rappresentano poco più del 2% dell’export globale. È quindi chiaro che sul fronte del grano duro, solo fattori antecedenti al conflitto e riguardanti la scarsa produzione del Canada e all’incremento dei costi di trasporto hanno impattato sull’aumento dei prezzi della materia prima (+81% da febbraio 2020 a febbraio 2021). L’Italia figura sempre tra i paesi di destinazione del frumento duro in uscita dai principali paesi esportatori (Canada, USA, Grecia, Francia e Kazakistan), con volumi limitati anche nel caso della Russia e nulli dall’Ucraina.

Grano tenero

Il mercato mondiale del frumento tenero è fortemente influenzato da Russia e Ucraina che esprimono, rispettivamente, il 21% e il 10% delle esportazioni globali, indirizzate in maggior misura verso Egitto, Tunisia, Turchia, alcuni paesi asiatici e alcuni africani. Le importazioni di frumento tenero dell’Italia complessivamente sono molto consistenti e rappresentano circa il 60% degli utilizzi interni della prima e seconda trasformazione. I principali paesi fornitori sono appartenenti all’Ue. Dall’Ucraina proviene solo il 3-5% dei volumi acquistati oltre confine. La guerra in corso può verosimilmente impedire l’accesso ai mercati del 30% delle forniture di entrambi i paesi in causa e l’impatto sui prezzi mondiali della granella è inevitabile. Un’aggravante a tale situazione è, inoltre, l’adozione da parte di singoli stati di misure di restrizione al proprio export per tutelare l’approvvigionamento interno e il mercato (azione intrapresa dall’Ungheria che è il primo fornitore italiano). In Italia, il prezzo rilevato dall’Ismea ha raggiunto 312,98 euro/t lo scorso febbraio (+32% su febbraio 2021), la quotazione più alta risale già a dicembre 2021 con 325,63 euro/t, valore comunque mai toccato prima nella serie storica di Ismea che parte da gennaio 1993.

Mais

L’Ucraina detiene un ruolo rilevante nel mercato mondiale del mais, non in termini produttivi (rappresenta solo il 3% dell’offerta mondiale), ma perché è tra i principali esportatori soddisfacendo il 15% delle richieste globali. La Russia, al contrario, è marginale sia in termini produttivi che di export. Le importazioni di mais dell’Italia sono molto consistenti e rappresentano poco meno del 50% della domanda interna. Le importazioni di mais dell’Italia dall’Ucraina sono importanti e rappresentano nel 2020 il 13% dei volumi complessivamente importati. Dallo scorso 24 febbraio 2022, alla Borsa merci di Chicago, la quotazione del mais in consegna a marzo è cresciuta di 32,21 euro/t.

Orzo

La Russia è il primo produttore mondiale di orzo e il secondo esportatore. Il ruolo dell’Ucraina è meno rilevante esprimendo il 6% dell’offerta globale. Le importazioni di orzo dell’Italia provengono dai paesi comunitari, del tutto irrilevanti sono le forniture di Russia e Ucraina.

Nicola Miglino

 

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…