Un consumo eccessivo di fruttosio può portare a steatosi epatica non alcolica (Nafld) inducendo alterata permeabilità intestinale, conseguente endotossemia e induzione di sintesi di acidi grassi nel fegato. Il meccanismo è stato svelato da ricercatori della Uc San Diego school of medicine che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Nature Metabolism.

È un sottoprodotto del metabolismo del triptofano, frutto del lavoro dei nostri batteri intestinali, e ne sono ricche molte verdure, in particolare le crucifere. Parliamo dell’indolo, molecola che un recente studio pubblicato su Hepatology ha individuato come efficace strumento d’azione contro la steatosi epatica non alcolica (Nafld), patologia generalmente associata a sovrappeso e obesità, caratterizzata da un accumulo anomalo di trigliceridi nel fegato, legato per lo più a diete troppo ricche di grassi.

Attraverso percorsi diversi, la composizione e la funzione del microbiota intestinale sono fortemente intrecciate nella patogenesi e nella progressione del danno epatico nei pazienti con sindrome metabolica e malattia epatica non alcolica (Nafld), sia nei bambini sia nella popolazione adulta.

Occhio alla steatosi epatica non alcolica nelle donne: è un potente fattore di rischio cardiovascolare in grado di annullare l’effetto protettivo su cuore e vasi degli estrogeni.

Pagina 2 di 2
Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…