Steatosi epatica non alcolica: benefici dagli indoli delle crucifere 

13 Febbraio 2020

È un sottoprodotto del metabolismo del triptofano, frutto del lavoro dei nostri batteri intestinali, e ne sono ricche molte verdure, in particolare le crucifere. Parliamo dell’indolo, molecola che un recente studio pubblicato su Hepatology ha individuato come efficace strumento d’azione contro la steatosi epatica non alcolica (Nafld), patologia generalmente associata a sovrappeso e obesità, caratterizzata da un accumulo anomalo di trigliceridi nel fegato, legato per lo più a diete troppo ricche di grassi.

 “Se trascurata, rischia di evolvere in cirrosi e tumore epatico”, sottolineano gli autori.” Sappiamo, inoltre, come l'obesità provochi uno stato di flogosi nel nostro organismo che aggrava il danno epatico in caso di steatosi. In tutto questo, i batteri intestinali possono giocare un ruolo importante in relazione ai metaboliti da loro prodotti, tra i quali figura appunto anche l’indolo, che già da tempo ricercatori e nutrizionisti hanno individuato come fattore protettivo e terapeutico in caso di Nafld”.

La ricerca pubblicata su Hepatology ha agito su tre fronti. Prima di tutto, in un gruppo di 137 partecipanti si è potuta verificare una correlazione inversa tra Bmi e livelli di indolo ematici. Gli obesi, poi, mostravano quantità di indolo nel sangue decisamente più basse rispetto ai soggetti magri e, in generale, maggiori depositi di grasso nel fegato si associavano a minori livelli ematici di indolo.

A questo punto si sono messi a confronto due modelli animali: un controllo alimentato con dieta a basso contenuto di grassi e un gruppo attivo che seguiva una dieta iperlipidica. In quest’ultimo gruppo, la somministrazione di indolo ha ridotto significativamente l’accumulo di grasso e lo stato infiammatorio a livello epatico.

Terzo step, l’analisi a livello citologico, sia su cellule epatiche che intestinali: l’effetto dell’indolo non solo ha mostro di ridurre l’accumulo di grasso epatico ma si è rivelato in grado di stimolare le cellule intestinali a inviare segnali molecolari che riducono l’infiammazione.

“I risultati suggeriscono che la steatosi epatica non alcolica può essere controllata dall'indolo, un composto naturale presente in verdure come cavoli, cavolfiori e cavoletti di Bruxelles, nonché frutto del metabolismo di alcune specie batteriche intestinali”, concludono gli autori. “Il legame tra intestino e fegato aggiunge un ulteriore livello di complessità all’analisi e riteniamo pertanto necessari ulteriori studi per comprendere appieno il ruolo dell'indolo. Comunque, sulla base della nostra ricerca, riteniamo che alimenti con elevata capacità di produzione di indolo o trattamenti che ne simulino l’effetto siano essenziali per prevenire e/o trattare la Nafld”.

 

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