Più polifenoli da giovani, migliore sarà la salute cardiovascolare

02 Novembre 2022

Un maggior consumo di polifenoli negli adolescenti è associato a una migliore salute cardiovascolare. Queste le conclusioni di uno studio condotto da ricercatori spagnoli e pubblicato di recente su Scientific Reports.

“I polifenoli sono composti bioattivi con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie presenti in diversi alimenti di origine vegetale, principalmente in frutta, verdura, noci e olio d'oliva”, spiega Rosa M. Lamuela, direttore dell'Istituto per la ricerca in nutrizione e sicurezza alimentare (INSA-UB), capo del gruppo di ricerca sugli antiossidanti naturali presso l'Università di Barcellona e coordinatrice dello studio. “A oggi, pochi studi sono stati condotti sugli effetti dei polifenoli in bambini e adolescenti, benché siamo tutti concordi su quanto sia critica questa fase della vita, nella quale è già possibile compromettere la salute cardiovascolare in età adulta”.

I ricercatori hanno analizzato la quantità di polifenoli nelle urine di 1.326 adolescenti che hanno preso parte al SI! Program for Secondary School di 24 scuole di istruzione secondaria a Madrid e Barcellona. Attraverso la valutazione di sette indicatori (Bmi, attività fisica, fumo, dieta, pressione sanguigna, colesterolo totale e glicemia) hanno costruito un indice di salute cardiovascolare (Cvh), incrociandolo con i livelli di polifenoli riscontrati nelle urine.

“Dai risultati emerge che una maggiore escrezione urinaria di polifenoli è linearmente associata a un indice totale di salute cardiovascolare più elevato negli adolescenti di età compresa tra 11 e 14 anni. Nell’analisi dei singoli fattori di rischio, forte è risultata la correlazione tra alti livelli di polifenoli e attività fisica, colesterolo totale e stato di non fumatore. Tra maschi, spicca la correlazione con il profilo dislipidemico. Nelle femmine con colesterolo totale e ipertensione”.

La rilevanza di questi risultati suggerisce la necessità di condurre studi simili in altri paesi, europei ed extra. Inoltre, sono necessari studi longitudinali e randomizzati per confermare la relazione causa/effetto, non dimostrabile da uno studio osservazionale come il nostro”. (n.m.)

 

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