La carenza di vitamina D può rivelarsi un fattore di rischio per il recupero della mobilità dopo intervento di frattura al femore. I risultati arrivano da uno studio multicentrico condotto tra Stati Uniti e Canada e pubblicato sull’American journal of clinical nutrition.

Malati e Malnutriti. È la realtà per molti pazienti ospedalizzati che, a causa di una scorretta alimentazione, si trovano debilitati e incapaci di far fronte alle cure, con ricadute anche sul Ssn, costretto a sostenere costi elevati per il maggior rischio di complicanze e riammissioni ospedaliere.

La mortalità infantile nei paesi a basso e medio reddito può diminuire drasticamente se l’alimentazione dei bambini viene supportata da integratori ricchi di vitamine, minerali e acidi grassi essenziali.  Sono le evidenze di una metanalisi condotta da ricercatori dell'Università della California, Davis, e pubblicata sull’American journal of clinical nutrition

Si stima che ogni anno, nel mondo, quasi sei milioni di bambini sotto i 5 anni di età muoia, nella metà dei casi per cause prevenibili, come per esempio quelle derivanti da malnutrizione.

I cosiddetti Lipid-based nutrient supplements (Lns), nelle loro diverse formulazioni ad alte, medie e basse quantità, sono prodotti fortificati a base di lipidi, utilizzati in contesti di emergenza per garantire un apporto nutrizionale adeguato nei soggetti più vulnerabili, quali neonati e bambini di età compresa tra 6 e 24 mesi, donne in gravidanza e in allattamento.

"Immaginate un minuscolo pacchetto di burro d'arachidi fortificato che contiene soltanto 100 calorie", sottolinea Christine Stewart, del dipartimento di Nutrizione all’Università di Davis e direttore ad interim dell'Institute for global nutrition. "Basta spalmarlo su una fetta di pane o aggiungerlo ad altri alimenti."

Si tratta di prodotti progettati per supportare quotidianamente la dieta del bambino nella fase di svezzamento e dei quali studi precedenti ne avevano valutato l’impatto sulla crescita ma mai sulla mortalità.

I ricercatori americani hanno selezionati 18 trial condotti in 11 paesi diversi sull’uso di Lns nel trattamento della malnutrizione, focalizzando l’attenzione sulla fascia di età 6-24 mesi, con un uso dei prodotti nutrizionali per almeno sei mesi. Dall’analisi e dal confronto dei dati è emerso che gli integratori possono ridurre la mortalità tra i bambini di 6-24 mesi fino al 27%, rispetto a chi non ne fa uso.

"Riteniamo possibile prevenire una morte ogni 227 bambini che ricevono i supplementi per almeno sei mesi”, dicono gli autori. “Una prova evidente di come la malnutrizione sia un fattore di rischio estremamente pericoloso. È bene ricordare che nei paesi più poveri le più comuni cause di morte sono malattie come la diarrea e le infezioni respiratorie, raramente fatali, per esempio, negli Stati Uniti perché i bambini sono ben nutriti".

Kathryn Dewey, professore emerito del Dipartimento di nutrizione all’Università di Davis, coautrice dello studio, e tra gli sviluppatori degli integratori Lns. "È davvero incoraggiante per noi vedere come questo tipo di intervento possa ridurre i decessi dopo i sei mesi di vita, considerato che esistono poche strategie efficaci oltre quell'età".

 

 

 

 

 

 

 

I cibi sani costano e questo è il motivo di tanta malnutrizione in molte aree geografiche del pianeta. Sono queste le conclusioni di uno studio condotto da ricercatori dell’International food policy research institute (Ifpri) di Washington appena pubblicato su The journal of nutrition e che ha preso in esame i prezzi di 657 prodotti alimentari in 176 paesi raccolti nell’International comparison program.

L’analisi ha messo in evidenza marcate differenza di accessibilità a cibi sani in giro per il mondo, a seconda dei livelli di sviluppo. Nei paesi più poveri, i cibi sani sono spesso estremamente costosi, in particolare quelli ricchi di nutrienti di origine animale, noti per favorire i processi di crescita e sviluppo nei più giovani. Le uova e il latte fresco, per esempio, sono spesso 10 volte più costosi degli alimenti amidacei e i cereali arricchiti di nutrienti, specifici per l’infanzia, sono anche 30 volte più costosi di quelli tradizionali.

“Prima di questo studio, sapevamo che i bambini più poveri del mondo non consumano abbastanza cibi salutari in grado di promuovere una crescita sana ", dice Derek Headey, co-autore dello studio. "Ora ci siamo fatti un’idea del perché: chi è economicamente povero vive anche in un contesto alimentare povero. La combinazione di redditi bassi e prezzi elevati di cibi sani ne determina un consumo insufficiente. Abbiamo anche potuto verificare come prezzi più alti di latte, uova e cereali arricchiti siano un indicatore predittivo di ritardi nei processi di accrescimento e sviluppo”.

Lo studio mette anche in evidenza come lo sviluppo economico determini sì una maggiore facilità di accesso ad alimenti con migliori proprietà nutrizionali ma al contempo fa drasticamente abbassare i prezzi dei cosiddetti cibi malsani. Le bevande zuccherate, per esempio, sono relativamente care nei Paesi in via di sviluppo mentre più economiche e decisamente molto più consumate nei paesi a medio e alto reddito pro-capite, con una forte correlazione tra i bassi costi di questi generi alimentari e l’incidenza di sovrappeso e obesità.

“C’è molta preoccupazione nei paesi più sviluppati verso i cibi ricchi di zucchero, eppure i nostri dati mostrano che il consumo sta assumendo dimensioni considerevoli già nei paesi a medio-basso reddito, con tassi di obesità in crescita. I responsabili politici internazionali hanno a disposizione diversi strumenti per contribuire a rendere i cibi sani più accessibili, a partire da investimenti verso politiche agricole in grado di rendere più economico il processo di produzione e quindi il prodotto finale, sino a interventi normativi sull’ etichettatura per frenare il consumo degli alimenti poco salutari. Il nostro studio pone una sfida importante per ricerca futura: capire perché i prezzi dei prodotti alimentari varino così tra i diversi Paesi e spesso all’interno degli stessi e come modificare al meglio i prezzi in modo da consentire diete e risultati nutrizionali migliori nelle aree ricche come in quelle più povere".

 

 

 

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