Uso empirico di vitamina D. Ovvero: quando e come integrare per raggiungere dosi superiori a quelle raccomandate o in assenza di test per la 25-idrossivitamina D (25[OH]D)? A questa domanda ha dato risposta l’Endocrine society con le nuove linee-guida pubblicate di recente sul Journal of clinical endocrinology & metabolism.
La supplementazione di vitamina D gioca un ruolo nella prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2 e delle sue complicanze, riducendo il numero di malati attesi e, solo indirettamente, la mortalità. Queste le conclusioni di una review e metanalisi pubblicata di recente su Nutrients. A parlarcene, uno dei ricercatori coinvolti nello studio: Filippo Del Puente, dirigente medico Sc Malattie infettive, Ospedali Galliera di Genova.
La combinazione probiotici/Vitamina D si candida a strategia efficace nel migliorare la funzione cognitiva in soggetti con schizofrenia. Questo quanto sostenuto dai risultati di uno studio clinico pubblicati su Neuropsychopharmacology reports, nel quale 70 adulti affetti da schizofrenia sono stati randomizzati a ricevere, una volta al giorno per 12 settimane, un placebo o integratore probiotico/Vitamina D (Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus paracasei, Bifidobacterium longum, Bacillus coagulans - 2 × 109 - Cfu) e 400 Ui di vitamina D).
Una recente review pubblicata su Nutrients ha voluto fare il punto sulle attuali conoscenze dei meccanismi fisiopatologici alla base della fatigue e sulle modalità in cui la vitamina D è implicata in questi processi. A parlarcene, Gianni Sagratini, direttore della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute presso l’Università di Camerino (Mc), tra gli Autori del lavoro.