Il ricorso era stato presentato dall’Associazione Ici (Imprenditori canapa Italia) che evidenziava l’illegittimità del provvedimento preso “senza la previa adozione del parere del Consiglio superiore di sanità, richiesto dalla vigente normativa e, già nel 2020, ritenuto necessario dal ministero della Salute, che aveva sospeso l’inserimento in tabella delle suddette composizioni in attesa di ulteriori approfondimenti tecnico scientifici e senza che sia stato chiarito dalle preposte autorità se gli effetti del cannabidiolo varino con la percentuale di utilizzo”. Il ricorso inoltre contesta, la decisione di ricondurre il cannabidiolo tra le sostanze stupefacenti o psicotrope, decisione che, secondo Ici, “si pone in contrasto con la giurisprudenza comunitaria, che ha escluso che il Cbd possa costituire uno stupefacente ai sensi del diritto europeo e con le posizioni assunte dall’Organizzazione mondiale della sanità”.
Tutto sospeso, dunque, in attesa della Camera di consiglio del 24 ottobre prossimo. Il ministero della Salute ha annunciato che si costituirà in giudizio per far valere le proprie ragioni.