Secondo i dati presentati, la malnutrizione in oncologia aumenta di 2,6 volte il tasso di mortalità, di 3 volte il tasso di complicanze e del 30% la durata della degenza rispetto ai pazienti con uno stato nutrizionale nella norma, senza dimenticare che esiti clinici e qualità della vita dipendono spesso da un appropriato percorso nutrizionale.
Come ribadito da Maurizio Muscaritoli, Presidente Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo) e Michela Zanetti, presidente Sinpe (Società italiana nutrizione artificiale e metabolismo), quando si parla di alimentazione e nutrizione in questa tipologia di pazienti, non si parla soltanto di benessere, ma delle possibilità che il malato ha di essere adeguatamente curato: il supporto nutrizionale va considerato come parte integrante del percorso terapeutico.
Lo screening nutrizionale andrebbe eseguito già al momento della diagnosi e i pazienti a rischio di malnutrizione andrebbero prontamente indirizzati a specialisti in nutrizione. Questo dovrebbe implicare la costituzione di team multidisciplinari e di reti nutrizionali regionali in grado di condividere protocolli di intervento. Il supporto nutrizionale va adattato al singolo paziente e continuamente monitorato e adattato nel corso delle terapie.
L’utilizzo autonomo di integratori alimentari dovrebbe essere scoraggiato, al contrario dei cosiddetti Supplementi nutrizionali orali (Ons), prodotti di nutrizione medica afferenti alla categoria degli Alimenti a fini medici speciali (Afms), da assumere sotto controllo medico, in grado fornire macro e micronutrienti necessari quando la normale alimentazione non è sufficiente.
Su questo fronte, corale l’appello sulla necessità di inserire gli Afms e, in particolare, gli Ons per il paziente oncologico nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Si tratta, in molti casi, di veri e propri salvavita, come ribadito da Francesca Pasqui, dell’Associazione Vivere senza stomaco, portavoce di pazienti con tumori del tratto gastrointestinale:
“Purtroppo, c’è molta disomogeneità di accesso a questi prodotti nel nostro Paese”, sottolinea Pasqui. “Tutto, infatti, dipende dalle Regioni se non dalle strutture sanitarie locali. Mancano procedure di acquisto codificate, non esiste sempre una commissione regionale che decida, in base ai costi e benefici, qual è il prodotto da dispensare e vi è incertezza sul professionista della salute cui fare riferimento per l’identificazione del supplemento più appropriato. Chiediamo a gran voce di inserire gli Ons nei Lea, di promuovere e implementare l'intervento nutrizionale quale parte integrante del percorso diagnostico-terapeutico nel malato di cancro, di elaborare e condividere all’interno dello stesso un team multidisciplinare per la gestione delle cure e del supporto nutrizionale con prescrizione, dopo attenta valutazione nutrizionale e sulla base delle necessità dei singoli pazienti dell’Ons più adatto”.
Un appello raccolto, a fine lavori, dalla Senatrice Tilde Minasi: “L’equità dell’accesso ai supplementi nutrizionali orali per tutti i pazienti oncologici in Italia è essenziale per garantire la prosecuzione delle terapie salvavita cui essi devono sottoporsi. Appare dirimente ed eticamente necessario fornire risposte concrete in termini di piena rimborsabilità da parte del Ssn degli Ons e degli Afms, garantendo screening nutrizionali sempre più capillari, da effettuarsi immediatamente dopo la diagnosi di tumore. Punti fondamentali questi anche per superare le forti disparità regionali, per aumentare il grado di successo delle cure anche in termini di contenimento dei costi per il Ssn e per non aggiungere alla già drammatica condizione della malattia un aggravio economico per i pazienti. Mi impegnerò personalmente affinché già con la prossima legge di Bilancio si possa dare un primo segnale proprio in questa direzione”.
Nicola Miglino