Funghi medicinali: occhio alla qualità

15 Febbraio 2023

Il mercato dei funghi medicinali offre un arsenale di prodotti proposti per la prevenzione di numerose malattie o fattori di rischio. Sebbene siano considerati tali da non destare preoccupazione, una recente ricerca pubblicata su Nutrients (Autori: S. Risoli, C. Nali, S. Sarrocco, A. Cicero, A. Colletti, F. Bosco, G. Venturella, A. Gadaleta, I. Marcotuli) ne ha messo in evidenza alcuni limiti in grado di minarne l’efficacia e la sicurezza. Ne abbiamo parlato con Alessandro Colletti, del dipartimento di Scienza e Tecnologia del farmaco all’ Università degli studi di Torino.

Dr. Colletti, perché avete deciso di concentrare la vostra attenzione sui funghi medicinali?

I funghi medicinali sono ben noti alla comunità scientifica per avere diversi benefici per la salute in quanto caratterizzati da un'ampia gamma di attività farmacologiche, tra cui azioni ipolipemizzanti, antipertensive, antidiabetiche, antimicrobiche, antiallergiche, antinfiammatorie, antitumorali, immunomodulanti, neuroprotettive e osteoprotettive.  A tal proposito, il crescente interesse per la micoterapia comporta un forte impegno da parte della comunità scientifica nel proporre integratori di sicura origine e purezza genetica, oltre che nel promuovere studi clinici per valutarne i reali effetti sull'uomo. In Europa i funghi medicinali sono commercializzati principalmente sotto forma di integratori alimentari come componenti singoli o in combinazione con altri nutraceutici. In questo contesto, la prima peculiarità che li contraddistingue è la sicurezza stabilita attraverso la storia del consumo che caratterizza lo specifico fungo. Tuttavia, la coltivazione di funghi medicinali su larga scala viene effettuata principalmente in Cina, dove la maggior parte degli impianti di produzione non dispone di buone pratiche di fabbricazione riconosciute a livello internazionale, nonostante molte aziende europee che vendono micoterapici siano rifornite da produttori cinesi. Ciò è particolarmente evidente in Italia, dove viene commercializzato un arsenale di prodotti a base di funghi sotto forma di polveri ed estratti non sempre di origine accertata e talvolta di dubbia identificazione tassonomica, e quindi non rispondenti ai criteri qualitativi richiesti.

Che tipo di indagine avete condotto?

Al fine di analizzare la composizione di alcuni dei principali integratori a base di funghi attualmente disponibili sul mercato italiano e regolarmente utilizzati per le loro proprietà nutritivo-fisiologiche, 19 campioni, commercializzati da sei diverse aziende, sono stati sottoposti ad analisi molecolari e biochimiche volte a identificare le specie di funghi utilizzate per estrarre l'ingrediente bioattivo, quantificare il contenuto di ergosterolo (Erg, ndr) e di glucani totali e controllare l'eventuale presenza di composti pericolosi, quali micotossine e metalli pesanti. I campioni erano costituiti da integratori alimentari commercializzati sotto forma di polvere incapsulata e sono stati utilizzati tal quali, senza alcuna alterazione, e non scaduti.

Quali sono le principali criticità emerse?

Abbiamo evidenziato, attraverso l'analisi genetica, un grande mismatch tra le etichette di alcuni prodotti commerciali a base di Ganoderma lucidum, Agaricus blazei e Grifola frondosa e l'identificazione delle sequenze, rilevando, invece, un'alta percentuale di omologia con G. resinaceum, G. sichuanense, A. subrugescens e Cordyceps militaris. Inoltre, l'analisi Aft (Aflatoxine, ndr) ha mostrato la presenza di tracce di micotossine con alcuni casi in cui la concentrazione di Aft è risultata superiore a quella consentita dal Regolamento CE n. 1881/2006 sui livelli massimi di contaminazione totale da Aft negli alimenti. Tutto ciò è particolarmente rilevante in quanto i dosaggi di funghi dimostratisi efficaci sui parametri di salute umana sono elevati e l'efficacia è stata osservata principalmente per esposizioni di medio-lungo periodo per cui dovrebbero essere garantiti i più alti profili di sicurezza.

Per quanto riguarda il contenuto di glucani?

I risultati hanno mostrato variabilità nelle diverse specie e tra capsule dello stesso lotto. In dettaglio, i valori andavano da 19,15 a 60,05 g 100 g−1, con un valore medio complessivo di 38,71 g 100g−1. I risultati ottenuti dall'analisi del contenuto di glucani confermano la disomogeneità all'interno dei lotti, come osservato dall'analisi sull'ergosterolo, un buon indicatore della biomassa fungina. Inoltre, è stata osservata una grande variabilità nei risultati ottenuti dallo stesso campione, evidenziando l'impossibilità di fare affidamento sul prodotto in termini di quantità di principio attivo.

Quali conclusioni si possono trarre da questa vostra analisi?

Tutti gli aspetti citati possono influire negativamente sull'efficacia del prodotto finale. Infatti, l'utilizzo di estratti standardizzati e titolati è fondamentale affinché il trattamento sia efficace e riproducibile nel tempo. Standardizzare significa uniformare. L'utilizzo di estratti standardizzati, che garantiscano un contenuto costante e ripetibile di principi attivi in ogni lotto di produzione, consente di garantire la riproducibilità dell'azione salutare del nutraceutico. Data la normale tendenza alla variabilità dei prodotti naturali come conseguenza di diversi fattori, dall’origine delle piante, alle condizioni di coltivazione, al clima, il processo di standardizzazione deve riguardare innanzitutto la materia prima. La selezione in campo di popolazioni vegetali omogenee in base al contenuto di sostanze funzionali, quindi, rappresenta il primo fondamentale passo nel processo di standardizzazione delle specie botaniche e di tutti i prodotti da esse derivati.

Dopodiché?

Il successivo processo di trasformazione, che concentra e conferisce all'estratto le caratteristiche desiderate, deve poi garantire, attraverso l'utilizzo di metodi codificati e condotto parallelamente a controlli analitici di laboratorio, un prodotto finito sempre con la stessa composizione chimica, ovvero titolo in attivo ingredienti e fisica, cioè densità, aspetto, consistenza, solubilità. A tal proposito, l'utilizzo di estratti vegetali standardizzati e titolati permette di ridurre sensibilmente la variabilità della composizione dell'estratto dovuta fisiologicamente alle condizioni della pianta, all'estrazione e ai processi di produzione. La qualità di un nutraceutico è, quindi, condizione sine qua non per la sua efficacia e sicurezza. Tuttavia, la qualità deve necessariamente essere definita e controllata da valori oggettivi che si basino su criteri validati e non su considerazioni soggettive e fantasiose. In altre parole, la qualità di un integratore alimentare a base di funghi o estratti botanici non può essere definita se non si conoscono chiaramente le materie prime, le strategie formulative e i processi produttivi.

Quali sono i prossimi passi nei vostri studi in questo ambito?

Le Università coinvolte, adiuvate dal supporto di società scientifiche come la Società italiana di nutraceutica e la Società italiana funghi medicinali, proseguiranno con le analisi dei nutraceutici a tutela del consumatore. Inoltre, è importante che le aziende del settore dialoghino costantemente con il mondo della ricerca, al fine di garantire sul mercato prodotti di qualità, sicuri e possibilmente efficaci a consumatori sempre più esigenti e informati.

Nicola Miglino

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