Da mediterranea a occidentale: il cambio generazionale nella dieta dei giovani pugliesi

11 Novembre 2020

L’evoluzione delle abitudini alimentari di alcune popolazioni specifiche all’interno del bacino del mediterraneo consente di fornire un quadro di come i cambiamenti socio-economici possano incidere anche su modelli virtuosi come quello rappresentato dalla dieta mediterranea. In quest’ottica, l'Ospedale Irccs “S. de Bellis" di Castellana Grotte (Ba) ha avviato negli anni Ottanta uno studio di coorte che da quell’epoca tiene monitorate le abitudini alimentari in questa fascia di popolazione mediterranea. Di recente, all’interno di questa analisi di popolazione, è stata promossa una ricerca che ha determinato due valutazioni temporali sullo stesso campione, in modo da valutare il trend nelle abitudini alimentari. Ne abbiamo parlato con Fabio Castellana, ricercatore presso l’Ospedale de Bellis e prima firma dello studio da poco pubblicato su Nutrients.

Dr. Castellana, qual era l’obiettivo della vostra ricerca?

Lo studio ha focalizzato l’attenzione sui pattern dietetici diffusi nella regione Puglia, analizzando longitudinalmente un ampio campione di popolazione adulta residente a Castellana Grotte. L’obiettivo principale è stato valutare se il modello di dieta caratteristico di questa zona fosse indirettamente associato a un ridotto rischio di patologie croniche, mediante l’utilizzo di indici dietetici conosciuti come “healthy”, quali Dash-diet index, Meddietscore e Mind-diet index, e di biomarker metabolici associati alle patologie a maggior incidenza.

Quali sono gli elementi nutrizionali caratteristici della dieta seguita nell’area geografica di Castellana Grotte?

Il setting dietetico è di tipo mediterraneo e si caratterizza per uno spiccato consumo di vegetali, legumi, frutta, olio extravergine di oliva e cereali e una riduzione del consumo di prodotti di origine animale quali carne e prodotti ittici nonostante, per quest’ultimi, la posizione favorevole nelle vicinanze della costa.

Come è stato condotto lo studio?

La ricerca ha previsto un setting longitudinale, ovvero due valutazioni temporali, 2005/2006 e 2012/2018,   sullo stesso campione, in modo da valutare il trend nei pattern di consumo. L’osservazione multidimensionale ha previsto una valutazione antropometrica, ematochimica e dietologica. Un questionario alimentare strutturato e precedentemente validato è stato utilizzato per analizzare la frequenza di consumo di 29 differenti gruppi alimentari. I tre indici dietetici sopra citati sono stati utilizzati per valutare l’aderenza della dieta castellanese a pattern dietetici riconosciuti come salutari. È stata inoltre osservata, sulla base delle frequenze di consumo degli alimenti un’associazione positiva o negativa con i profili ematochimici e riconosciuti indici di salute dei soggetti.

Quali conclusioni avete tratto?

Il pattern dietetico della zona non è risultato subire modifiche sostanziali nelle due osservazioni temporali, confermando, in un’ottica longitudinale, un prevalente consumo di alimenti tipici della dieta mediterranea, in particolare frutta, verdura, legumi, olio extravergine di oliva e prodotti cerealicoli. Questo modello di dieta è risultato significativamente associato agli indici dietetici scientificamente definiti “healthy”, ovvero promotori di effetti benefici sul profilo lipidico e glucidico, protettivi sul rischio di patologie a maggiore incidenza, tra cui ipertensione, obesità, diabete e malattie cardiovascolari.

Che cosa possono insegnare queste indicazioni nell’ambito dell’evoluzione dei comportamenti alimentari nel nostro contesto socio-economico?

In una prospettiva evolutiva, i nostri risultati dimostrano come la popolazione adulta sia ancora in grado di conservare i principi della tradizionale dieta mediterranea. Di contro, le nuove generazioni sembrano essere migrate ad abitudini più occidentali, caratterizzate da un maggior consumo di alimenti ricchi in grassi saturi e carboidrati raffinati, verosimilmente per una serie di cambiamenti socio-economici di questa epoca. In definitiva, le precedenti generazioni sembrano aderire a un modello alimentare più protettivo per la salute, ma rimangono ancora sconosciuti i trend dietetici, ed eventualmente patologici, associati alle nuove generazioni, lasciando quindi spazio a future indagini comparative.

Nicola Miglino

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