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Ruolo dell’integrazione nutrizionale nella fibromialgia

27 Aprile 2022

Oltre alla terapia farmacologica oggi la pratica clinica guarda con grande interesse al ruolo che possono esercitare le opzioni di trattamento “integrato” alla fibromialgia: esercizio, rilascio miofasciale, psicoterapia e integrazione di nutrienti. Quest’ultima è una modalità di trattamento oggi ampiamente studiata poiché numerose carenze sono state collegate alla fibromialgia.

Inoltre, la relazione che si sta via via delineando tra microbiota intestinale e sindromi da dolore cronico ha portato a studi che indagano i probiotici come possibile trattamento. Nonostante i risultati positivi, gran parte delle prove attuali su questo argomento sono di scarsa qualità, con disegni di studio variabili, dimensioni del campione limitate e mancanza di gruppi di controllo.

Una varietà di nutrienti, diete e vitamine ha mostrato risultati promettenti nell'alleviare i sintomi. Uno studio del 2012 ha concluso che, in alcuni pazienti, il glutammato alimentare potrebbe avere un'influenza sui sintomi: su 37 individui che hanno seguito una dieta priva di glutammato e aspartame, l'84% ha riferito che più del 30% dei sintomi iniziali si è risolto.

Una dieta a basso contenuto di "oligo-, di- o monosaccaridi e polioli fermentabili" (Fodmap) è stata esaminata con risultati promettenti nel sollievo sintomatico. Uno studio longitudinale successivo ha mostrato una marcata riduzione sia dei sintomi che dei punteggi del dolore con l’uso di una dieta a basso contenuto di Fodmap.

Un altro approccio studiato include l'uso di magnesio e calcio, ma le conclusioni sull'efficacia di questi minerali variano. Una metanalisi ha riportato che l'integrazione di magnesio ha un'influenza non rilevabile su dolore e sintomi depressivi nei.

L'assunzione con la dieta di magnesio e calcio è, inoltre, inferiore nei pazienti con diagnosi di fibromialgia ed è interessante notare che può avere una correlazione diretta con la soglia del dolore e una relazione inversa con il conteggio dei punti dolenti. Ciò evidenzia la potenziale associazione tra livelli di magnesio e calcio e gravità della malattia. Uno studio randomizzato su sole 22 donne ha evidenziato che una dieta ricca di triptofano e magnesio può migliorare l'ansia, l'affaticamento, i disturbi psicologici e la percezione dell'immagine di sé.

Il ruolo della carenza di vitamina D nelle sindromi dolorose croniche è diventato un argomento sempre più popolare alla luce della ricerca che ha dimostrato in vari modi come la vitamina D sia in grado di modulare il dolore.

La connessione tra vitamina D e fibromialgia è stata ampiamente studiata, ma il legame è ancora controverso. Una metanalisi di 12 studi del 2017, ha rilevato che in otto di questi il livello medio di vitamina D era inferiore nella patologia rispetto ai controlli. Una revisione sistematica del 2018 ha messo in evidenza un'associazione tra carenza di vitamina D e fibromialgia mentre un’altra del 2020 ha concluso il contrario, sottolineando come l’ipovitaminosi abbia più un legamene con quanto si riscontra normalmente nella popolazione generale piuttosto che con la fisiopatologia della malattia. Infine, anche un recente studio trasversale non ha riscontrato differenze significative nei livelli di vitamina D tra quelli con e senza malattia, ma ha concluso che bassi livelli di vitamina D possono predire sintomi di una malattia più grave.

Sono già stati condotti diversi studi sperimentali per valutare il ruolo della melatonina nel sollievo dal dolore. In una revisione di più studi sperimentali, l'integrazione di ha portato a un miglioramento della qualità del sonno, del livello del dolore e del numero dei punti dolenti. Al contrario, gli studi clinici non hanno trovato prove conclusive che la melatonina migliori l'ansia, l'affaticamento o la depressione nei pazienti con fibromialgia.

Diverse ricerche hanno valutato i livelli sierici di ferro, concordando in più casi sul fatto che esista un'associazione tra questi e la malattia, in funzione del fatto che la carenza di ferro può portare a un deficit di diversi ormoni derivati ​​ che regolano l'umore, con una possibile ricaduta sulla percezione del dolore.

Uno studio del 2017 in cieco, randomizzato e controllato con placebo, ha rilevato che l'integrazione con carbossilasi ferrica ha migliorato la sintomatologia. Tuttavia, la significatività non è stata raggiunta nella misura dell'esito primario dello studio rispetto al gruppo placebo e si sottolinea la necessità di ulteriori approfondimenti sul ruolo del ferro nella fibromialgia.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

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