Sars-Cov-2: conferme da metanalisi su protezione con vitamina D

06 Maggio 2024

La supplementazione di vitamina D gioca un ruolo nella prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2 e delle sue complicanze, riducendo il numero di malati attesi e, solo indirettamente, la mortalità. Queste le conclusioni di una review e metanalisi pubblicata di recente su Nutrients. A parlarcene, uno dei ricercatori coinvolti nello studio: Filippo Del Puente, dirigente medico Sc Malattie infettive, Ospedali Galliera di Genova.

Dr. Del Puente, da quali premesse nasce l’idea della vostra analisi vostro studio?

La premessa di questo studio e di molti altri nell’ambito specialistico riguardante la vitamina D e il suo metabolismo extra-scheletrico è quella di indagarne il ruolo in contesti che non riguardino esclusivamente il metabolismo osseo. Sono molti anni che le nostre conoscenze sul ruolo di vitamina D in aree come la proliferazione e la differenziazione cellulare, la funzione immunitaria e cardiovascolare stanno aumentando. Basti pensare che il recettore cellulare della vitamina - Vdr - è espresso da quasi tutte le cellule nucleate umane e circa il 3% del Dna umano è sotto il controllo della forma attiva della vitamina D, l’1,25 - OH D. Tuttavia, se da una parte i dati biologici si stanno accumulando, mancano forti evidenze in ambito clinico sulla sua effettiva ricaduta nell’ambito della prevenzione delle patologie infettive o cardiovascolari, per esempio sulla dose corretta di da assumere o sui valori normali suddivisi per età per garantire un’adeguata funzione di vitamina D per il metabolismo extra-scheletrico. Sulla base di questi dati il nostro gruppo ha ritenuto utile effettuare una metanalisi delle evidenze sugli effetti di vitamina D nella prevenzione di una particolare patologia quale l’infezione da Sars-Cov-2.

Che tipo di ricerca avete condotto?

Si tratta di una review sistematica e metanalisi di quanto pubblicato nella letteratura scientifica sul ruolo della vitamina D nella prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2 e delle sue principali complicanze. Di fatto, in questi casi si segue una precisa metodica che ha come obiettivo quello di rispondere a domande precise e rendere i risultati facilmente fruibili alla comunità scientifica garantendo il livello più alto possibile di trasparenza nell’analisi e dichiarando passo per passo le attività svolte dal gruppo di ricerca dettagliando anche l’analisi condotta sui dati.

Quali evidenze sono emerse dall’analisi dei dati?

Le evidenze emerse sono state suddivise sulla base della variabile di interesse: rischio di infezione, rischio di mortalità, rischio di ricovero in rianimazione. Il nostro obiettivo era di vedere se la supplementazione di vitamina D negli studi ha avuto un ruolo in questi tre casi. Riassumendo i risultati, che provengono da studi differenti e condotti in modo non sempre omogeneo, abbiamo evidenziato che il rischio di contrarre infezione da Sars-Cov-2 era ridotto nella popolazione che assumeva vitamina D rispetto a chi non la assumeva. Questa conclusione è tratta dall’inclusione di tutti gli studi, tuttavia dobbiamo anche dire che l’eterogeneità degli studi e la presenza di alcuni che affermavano il contrario, non ci permette di essere assoluti in questa conclusione. Riguardo alla mortalità e al rischio di complicanze, in questo caso il ricovero in rianimazione, le evidenze provengono da un numero più limitato di studi e non confermano che la presenza di una supplementazione di vitamina D possa avere un ruolo nel prevenire la mortalità da Saes-Cov-2 mentre potrebbe avere un ruolo nel prevenire le infezioni più gravi.

Quali conclusioni se ne possono trarre?

Le nostre conclusioni sono legate alla presenza di un certo grado di eterogeneità tra gli studi. Per esempio, alcuni studi hanno preso in considerazione variabili che altri non hanno considerato, o hanno confrontato popolazioni differenti al baseline. Tuttavia, l’alto numero di studi e la numerosità della popolazione studiata ci permette di dire che la supplementazione di vitamina D ha un ruolo nella prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2 e delle sue complicanze, riducendo il numero di malati attesi e, solo indirettamente, la mortalità.

Quali scenari di aprono su questo fronte e quali i filoni di ricerca più promettenti da indagare?

Lo scenario, già di fatto aperto da diversi anni e che i ricercatori dovrebbero sempre più cercare di dipanare, è il ruolo di vitamina D nella prevenzione delle malattie, cercando di suddividere l’analisi sulle singole patologie e portando evidenze sempre più convincenti e che prendano in considerazione lo stesso tipo di variabili. Il problema rilevante di questo tipo di ricerca è che dovrebbe essere condotto a vari livelli tra specialisti medici, ricercatori, biologi, epidemiologi e includere un livello decisionale sociale difficilmente raggiungibile a livello logistico. Tuttavia, la possibilità di provare che una supplementazione a basso costo e di facile produzione possa essere un beneficio per vari ambiti di salute, è senz’altro una prospettiva che merita di essere considerata.

Nicola Miglino

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