Il selenio è stato identificato per la prima volta come sottoprodotto della produzione di acido solforico nel 1817 da un chimico svedese, Jöns Jacob Berzelius, e per molti anni è stato considerato una tossina ambientale con potenziali effetti dannosi per l'uomo. Nel 1957, il lavoro pionieristico di Schwarz e colleghi, dimostrò che la necrosi epatica nei ratti poteva essere prevenuta con l'integrazione a basse concentrazioni di selenio, gettando nuova luce su questo microelemento e portando al suo riconoscimento come micronutriente essenziale.
Oltre il 30% dei pazienti con malattia tiroidea fa uso di integratori. Eppure, la classe medica mostra scetticismo totale o non si rivela sufficientemente preparata per discutere con loro di rischi e benefici, sulla base delle evidenze scientifiche che oggi emergono dalla ricerca.