Oltre alla terapia farmacologica oggi la pratica clinica guarda con grande interesse al ruolo che possono esercitare le opzioni di trattamento “integrato” alla fibromialgia: esercizio, rilascio miofasciale, psicoterapia e integrazione di nutrienti. Quest’ultima è una modalità di trattamento oggi ampiamente studiata poiché numerose carenze sono state collegate alla fibromialgia.

L'integrazione di melatonina, a una dose di 8 mg al giorno, può essere utile nell’ambito della cura dell’obesità poiché concorre a una riduzione significativa del peso corporeo. Questa la conclusione a cui giunge l’ultima metanalisi pubblicata questa estate, anche se la molecola ha al suo attivo una lunga storia di pubblicazioni che ne esplorano il potenziale nel trattamento dell'obesità e delle disregolazioni metaboliche intrinseche. 

Nonostante l'evoluzione degli approcci clinici all'obesità e alle sue intrinseche comorbidità, la sfida terapeutica è sempre aperta e tra i diversi strumenti di intervento sta emergendo l'integrazione di melatonina, a dosaggi compresi tra 1 e 20 mg/die. Il razionale biochimico è solido: la melatonina, un ormone pineale, è una molecola associata, in un modo o nell'altro, a tutti i sistemi fisiologici e gioca un ruolo importante nell'omeostasi glicemica, oltre che nella modulazione dell'attività del tessuto adiposo bianco, del metabolismo lipidico e dell'attività mitocondriale.

La melatonina può essere di aiuto nel migliorare i risultati dei cicli di Procreazione medicalmente assistita (Pma). La buona notizia arriva da una review da poco pubblicata su Frontiers in endocrinology che conferma come la supplementazione sia in grado di incrementare il tasso di gravidanze cliniche, il numero di ovociti maturi e di embrioni di alta qualità. Nessuna evidenza, invece, sull’aumento del numero di nati vivi, ma su questo fronte sono necessari studi su campioni di ampie dimensioni.

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