Questi alcuni dei principali risultati di due indagini parallele, su un campione di oltre 200 intervistati totali tra professionisti della nutrizione e consumatori condotta da NutriMi.
Curiosamente, l’indagine ha osservato che, mentre tra coloro che non stavano seguendo una dieta specifica la quarantena è stata nella maggior parte dei casi l’occasione per consolidare o addirittura migliorare le abitudini a tavola, per esempio aumentando la varietà della dieta e il consumo di frutta e verdura, due soggetti su tre tra quelli “a dieta” hanno vissuto invece un peggioramento e il 7% ha interrotto il regime alimentare.
Un dato, quest’ultimo, confermato anche dai professionisti interpellati, che hanno osservato un “netto peggioramento delle abitudini alimentari dei pazienti” in ben il 70% dei casi.
Le tentazioni, l’assenza della giusta motivazione e talvolta la difficoltà a reperire gli alimenti necessari hanno giocato un ruolo determinante. Per otto pazienti su dieci la cucina è stata essenzialmente luogo di conforto, complice anche il maggior tempo a disposizione.
I professionisti che hanno mantenuto i contatti con i propri pazienti hanno ricevuto infatti richieste su strategie per non aumentare di peso (80% degli intervistati) e non cedere alle tentazioni (44% degli intervistati). Gettonatissime le domande sul ruolo di nutrienti e alimenti nei confronti del Covid-19, specialmente in merito a vitamina C e integratori. Molto diffusi anche i timori di contrarre il Covid-19 toccando o mangiando cibo “contaminato”, così come la stravagante convinzione che esistano alimenti protettivi quali, per esempio, aglio e cipolla o che sia possibile uccidere il virus bevendo acqua bollente.
Nicola Miglino