Dieta e integrazione in gravidanza: le ultime da Baltimora, in occasione di Nutrition 2019

10 Giugno 2019

 

Integratori di acido folico con dosaggi superiori a quelli raccomandati e multivitaminci in quantità non coerenti con quelle indicate in confezione. Sono alcune delle denunce importanti, riguardanti nella fattispecie il mercato americano, che arrivano da Baltimora, dove si è appena concluso Nutrition 2019, l'incontro annuale dell'American Society for Nutrition.

Insieme a queste, indicazioni preziose su dieta e integrazione in gravidanza grazie a una serie di lavori presentati sottoforma di abstract.

In tema di acido folico, uno studio ha rilevato che la maggior parte degli integratori presenti sul mercato americano ne contiene più di quanto raccomandato come assunzione giornaliera, benché secondo gli autori, e questa forse è la nota più dolente, ci siano troppe indicazioni contrastanti sull'assunzione ottimale di acido folico e folati in gravidanza da parte della comunità scientifica.

Per quanto riguarda i multivitaminici, un’analisi di 24 prodotti, che rappresentano in Usa circa il 60% dei di quelli venduti nelle farmacie tra il 2015 e 2016, ha rivelato che la maggior parte conteneva quantità maggiori di micronutrienti rispetto a quelle dichiarate sull’etichetta, con particolare evidenza per la vitamina D, il cui contenuto mediamente eccedeva del 29% quanto indicato.

Proprio sul fronte vitamina D, si rafforza l’indicazione all’integrazione in caso di neonati con scorte insufficienti. In una recente sperimentazione clinica, infatti, neonati con bassi depositi di vitamina D a cui ne era stato somministrato un dosaggio elevato pari a 1.000 Ui/die, hanno non solo rapidamente ripristinato le scorte nonché guadagnato più massa magra già a sei mesi di età rispetto a quanti avevano ricevuto una quantità standard pari a 400 Ui/die al giorno, ma qualità e quantità della massa magra risultavano equivalenti ai neonati con valori ottimali di vitamina D.

Si ribadisce, poi, come una dieta salutare prima della gravidanza abbassi il rischio di preeclampsia. Da un’analisi di oltre 20 mila gravidanze, infatti, ricercatori di Harvard hanno potuto desumere come seguire prima del concepimento una dieta in linea con quanto previsto dalle raccomandazioni dell’ American heart association e dalle indicazioni Dash (Dietary approaches to stop hypertension) abbassi significativamente la probabilità di sviluppare preeclampsia.

Infine, nuove evidenze su obesità e gravidanza. Uno studio su più di 25.000 donne ha rilevato che quelle con obesità più grave durante i nove mesi di gestazione guadagnavano meno peso, ma poi i figli erano più grossi rispetto a quelli di mamme con obesità meno grave, suggerendo una gestione differente dell’obesità materna in funzione della gravità. Lo studio conferma come sia difficile acquistare un peso raccomandato per donne obese gravide, cosa riuscita solo nel 20% dei casi.

 

 

 

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