Il pieno di prebiotici con aglio e cipolla

12 Settembre 2023

Tarassaco, topinambur, aglio, porri e cipolle. Questi gli alimenti a maggior effetto prebiotico, secondo uno studio presentato di recente a Boston, nel corso di Nutrition 2023, il congresso annuale dell’American society of nutrition.

Come noto, i prebiotici, considerati vero e proprio nutrimento per il microbiota intestinale, sono diversi dai probiotici, che contengono microrganismi vivi. Entrambi possono apportare benefici alla salute, ma funzionano in modi differenti.

Le ricerche più recenti hanno collegato un maggior consumo di prebiotici a miglior controllo della glicemia e dell’assorbimento del calcio e, più in generale, a benefici su indicatori legati a funzione digestiva e immunitaria.

Sebbene la maggior parte delle linee guida nutrizionali attualmente non specifichi una dose giornaliera raccomandata, l’International scientific association for probiotics and prebiotics, l’organizzazione scientifica no-profit che ha coniato la definizione attuale di prebiotici, suggerisce un’assunzione di 5 gr/die.

Nello studio presentato a Boston, i ricercatori hanno utilizzato risultati di ricerche pubblicate in precedenza, per analizzare il contenuto prebiotico di 8.690 alimenti presenti nel Food and nutrient database for dietary studies, una risorsa che molti scienziati utilizzano per studiare il rapporto tra dieta e salute.

I risultati hanno innanzitutto evidenziato che ben il 37% degli alimenti nel database contenevano prebiotici. Tarassaco, topinambur, aglio, porri e cipolle ne posseggono le quantità maggiori, comprese tra circa 100 e 240 milligrammi per grammo di cibo (mg/g). Altri alimenti ricchi di prebiotici sono risultati anelli e crema di cipolla, , fagioli dall'occhio, asparagi e cereali All-Bran di Kellogg, ciascuno contenente circa 50-60 mg/g.

"I risultati della nostra review suggeriscono che le cipolle e gli alimenti a esse correlati contengono molteplici forme di prebiotici, portando a un contenuto prebiotico totale maggiore”, sottolinea Cassandra Boyd, ricercatrice presso la San José State University, tra gli Autori dello studio.  “Questo ne consente la presenza in un’ampia varietà di piatti, sia come agenti aromatizzanti che come ingredienti principali. Per avere un’idea delle quantità, basta la metà di una cipolla piccola per introdurre 5 mg di prebiotici. Prebiotici, invece, praticamente assenti in latticini, uova, oli e carne”.

I ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio in che modo la cottura possa influire sul contenuto prebiotico degli alimenti.

Nicola Miglino

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