Parliamo di una delle neoplasie più aggressive in assoluto, con una media di circa 15 mila nuovi casi all’anno nel nostro paese e un’incidenza in continua crescita, addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni, secondo i dati Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro).
La ricerca, frutto della collaborazione tra l’University of Eastern Finland e il Kuopio University Hospital è stata condotta su circa 500 soggetti, reclutati nella regione del Savo settentrionale, nella Finlandia orientale, ad alto tasso di incidenza di melanoma e mortalità correlata.
Tutti erano considerati a rischio per la comparsa di un tumore della pelle, vuoi carcinoma basocellulare, spinocellulare o melanoma. Proprio in base al rischio, sono stati suddivisi i tre gruppi: basso, moderato e alto. Allo stesso modo, sono stati raggruppati in base all’impiego di integratori di vitamina D: non utilizzatori, utilizzatori occasionali e utilizzatori regolari.
L’incrocio dei dati rivela un’incidenza di melanoma addirittura dimezzata tra i consumatori abituali di vitamina D rispetto ai non consumatori, sia tra i soggetti cosiddetti immunocompetenti che negli immunodepressi. Nessuna correlazione, invece, per quanto riguarda altri indicatori quali fotoinvecchiamento, cheratosi attinica, comparsa di nevi, carcinoma basocellulare e a cellule squamose. Considerata la natura osservazionale dello studio, i ricercatori riconoscono l’impossibilità di dimostrare una relazione causale.
“Il legame tra vitamina D e tumori della pelle è stato ampiamente studiato in passato, ma le ricerche si sono concentrate principalmente sui livelli sierici di calcidiolo, che è un metabolita della vitamina D”, sottilineano gli Autori. “I risultati di questi studi sono stati a volte inconcludenti e persino contraddittori. Ciò può, in parte, essere spiegato dal fatto che le analisi del calcidiolo sierico non forniscono informazioni sul metabolismo della vitamina D nella pelle umana, che può esprimere enzimi che generano metaboliti della vitamina D biologicamente attivi o che li inattivano. Comunque, studi relativamente recenti hanno fornito prove dei benefici della vitamina D nel melanoma, a conferma di quanto da noi riscontrato qui in Finlandia. Tuttavia, resta da rispondere alla domanda sulla dose ottimale di vitamina D per via orale utile a ottenere effetti benefici. Fino a quando non ne sapremo di più, dovremo continuare a seguire le raccomandazioni a oggi disponibili”.
Nicola Miglino