Due le scale utilizzate per misurare la funzione cognitiva: Positive and negative syndrome scale (Panss) e Montreal cognitive assessment (Moca). Un totale di 69 pazienti ha completato lo studio. Il punteggio MoCA è aumentato di 1,96 unità nel gruppo “integratori” rispetto al placebo. Inoltre, la percentuale di pazienti con punteggi MoCA pari o superiori a 26 (che indicano una funzione cognitiva normale) è aumentata significativamente nel gruppo di intervento. Le differenze tra i gruppi nei punteggi Panss non sono risultate significative. In aggiunta, nel gruppo attivo, si sono riscontrate diminuzioni di Proteina C-reattiva, c-Tot, c-Ldl, glicemia e triglceridi.
“Interventi sul microbiota intestinale da parte dei probiotici possono essere utili per alleviare le malattie gastrointestinali, migliorare il profilo lipidico e l’infiammazione e attenuare i sintomi psichiatrici nei pazienti schizofrenici”, commentano gli Autori. “I probiotici possono modificare l’equilibrio del microbiota intestinale e prevenire risposte immunitarie inappropriate agli agenti dannosi. La regolazione delle risposte infiammatorie è il meccanismo d'azione proposto per i probabili effetti terapeutici dei probiotici nella schizofrenia. Dal canto suo, anche la vitamina D può regolare i processi antinfiammatori. Nella patogenesi della schizofrenia, la carenza di vitamina D è un fattore importante. Pertanto, una sua correzione nei pazienti schizofrenici è cruciale, soprattutto in casi di grave deficit”.
Nicola Miglino