Vitamina D senza effetti su Covid-19. Bmj: risultati e limiti di due nuovi studi

14 Settembre 2022

Dopo l’acceso dibattito scatenato dal lavoro pubblicato a luglio sul New England journal of medicine, ecco altri due studi, questa volta ospitati dal British medical journal che mettono in discussione l’utilità della vitamina D, questa volta nella prevenzione di infezioni del tratto respiratorio, con particolare riguardo al Covid-19. Ancora una volta, però, sono gli stessi Autori a identificare alcuni limiti del protocollo, con un editoriale di commento che ribadisce l’attenzione a situazioni di ipovitaminosi in gruppi di popolazione particolarmente a rischio.

ll primo studio è stato condotto nel Regno Unito, tra dicembre 2020 e giugno 2021, e ha coinvolto 6.200 partecipanti over 16 che non facevano uso di integratori di vitamina D al momento dell'arruolamento. La metà (n=3.100) è stata sottoposta a dosaggio sierico di vitamina D e quelli risultati con livelli non soddisfacenti (n=2.674; 86%) hanno ricevuto, per sei mesi, una supplementazione a dosaggi variabili tra 800 e 3.200 UI/die. L'altra metà (controlli) non è stata sottoposta ad alcun test, né tanto meno ha ricevuto un’integrazione. Nell’arco dei sei mesi, nessuna differenza significativa tra i due gruppi è emersa sull’incidenza di infezioni acute del tratto respiratorio o casi di Covid-19 testati con tampone rapido o molecolare. Anche il numero di eventi avversi è risultato simile e nessun effetto collaterale grave è stato attribuito agli integratori somministrati.

Il secondo studio è stato condotto in Norvegia, tra novembre 2020 e giugno 2021, utilizzando olio di fegato di merluzzo che contiene basse dosi di vitamina D e vitamina A, nonché acidi grassi Omega-3. Sono stati reclutati 34.741 partecipanti (18-75 anni), che non facevano uso integratori a base di vitamina D e ai quali sono stati somministrati giornalmente, sempre per sei mesi, 5 ml di olio di fegato di merluzzo o 5 ml di placebo. La maggior parte (86%) presentava livelli sierici adeguati di vitamina D. Ancora una volta, i ricercatori non hanno riscontrato alcun effetto dell'olio di fegato di merluzzo sulle infezioni respiratorie acute o sul Covid-19, rispetto al placebo. Stessa evidenza per gli effetti collaterali.

Entrambe le ricerche hanno diversi limiti, come sottolineano gli stessi Autori. Per esempio, nello studio del Regno Unito i partecipanti del braccio attivo erano consapevoli di ciò che stavano assumendo e quasi la metà dei controlli ha assunto un integratore di vitamina D in almeno un’occasione durante lo studio. In quello norvegese, i partecipanti erano relativamente giovani e sani e la maggior parte, quando testata a inizio studio, presentava livelli di vitamina D nella norma. In aggiunta, si sottolinea, i risultati andrebbero interpretati anche nel contesto della campagna vaccinale in corso in quel periodo. Tra i punti di forza rivendicati, la meticolosità dei test di rilevazione effettuati per il riscontro delle infezioni e l’elevata adesione al protocollo.

In un editoriale di commento, Peter Bergman, del Karolinska Institutet di Stoccolma, sottolinea come la vaccinazione sia ancora “il modo più efficace per proteggere le persone dal Covid-19 e che l'integrazione non dovrebbe essere offerta a persone sane con livelli normali di vitamina D. Va suggerita, invece, previo dosaggio, nei gruppi a rischio, comprese le persone con la pelle scura o che di rado si espongono al sole, le donne in gravidanza e gli anziani con malattie croniche”.

Nicola Miglino

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