Nella ricerca sono stati coinvolti 1.256 soggetti, con alterata tolleranza al glucosio o Igt (Impaired glucose tolerance), una condizione di pre-diabete in cui la glicemia, dopo due ore dal carico orale con 75 grammi di glucosio, assume valori compresi tra i 140 mg/dl ed i 200 mg/dl.
L’età media era di 61 anni, il 46% era costituito da donne e il 59% aveva una storia familiare di diabete.
I partecipanti sono stati randomizzati, in doppio cieco, a ricevere 75µg/die di eldecalcitolo, un analogo della vitamina D usato in Giappone per prevenzione e trattamento dell’osteoporosi, o placebo. Ogni tre mesi, per tre anni, sono stati controllati al fine di verificare l’eventuale progressione verso il diabete piuttosto che una regressione dell’alterata glicemia.
I risultati finali non indicano alcuna differenza significativa tra i due gruppi né sulla comparsa di diabete (12,5% nel gruppo eldecalcitolo vs. 14% del placebo), né sul ritorno a una glicemia normale (23% vs 20%).
Dopo aggiustamento per diversi fattori (età, sesso, pressione arteriosa, Bmi, storia familiare di diabete) è però emerso un dato interessante, ovvero una protezione dall’evoluzione verso il diabete che la supplementazione sembra garantire nei pre-diabetici con insufficiente secrezione di insulina.
In aggiunta, le analisi hanno evidenziato un significativo aumento della densità minerale ossea a livello lombo-sacrale e dell’anca in chi aveva ricevuto l’integrazione. Nessuna differenza tra i due gruppi in termini di effetti collaterali.
Tra i limiti riconosciuti dagli autori, il dosaggio di 75µg/die eldecalcitolo, specifico per l’osteoporosi, ma ampiezza del campione e follow-up, sottolineano, danno garanzia di solidità ai risultati.
Così, in un editoriale di commento, Tatiana Christides, della Queen Mary University di Londra: “Ci sembrano risultati coerenti con quelli di altri studi e che, comunque, lasciano aperte diverse questioni che andranno indagate nel prossimo futuro, a partire dall’individuazioni di popolazioni selezionate che potrebbero beneficiare dell’integrazione, piuttosto che dei dosaggi, della durata di trattamento e dell’età di inizio più appropriati”.
Nicola Miglino