Il Salvagente, Fratter (Sifnut): “Inchieste sì, ma occhio a conclusioni affrettate”

26 Maggio 2022

Lo studio, realizzato e condotto da Fabiana Quaglia del dipartimento di Scienze farmaceutiche dell’Università di Napoli Federico II, ha dapprima messo in evidenza le anomalie nella disaggregazione di compresse “sedicenti” gastro-resistenti, evidenziandone un profilo di disaggregazione in qualche caso nullo, mentre nella seconda parte ha analizzato diversi integratori contenenti monacolina K sotto forma di Riso rosso fermentato (Ryr) sia dal punto di vista del loro reale contenuto proprio in monacolina K che del loro tempo di disaggregazione.

Lo studio ha messo in evidenza, ancora una volta, significative anomalie nel contenuto di monacolina K, una delle sostanze naturali più efficaci nel controllo del colesterolo e oggetto di recente revisione normativa da parte dell’Efsa, oltre che anomalie nella disaggregazione di alcuni prodotti.

Al netto del risultato che, ancora una volta, conferma la necessità ormai improcrastinabile di emanare una normativa da parte del ministero della Salute che imponga il rispetto di alcuni parametri fondamentali delle formulazioni classificate come integratori alimentari, vi sono tuttavia messaggi poco chiari che sono comparsi in questa seconda pubblicazione de Il Salvagente.

Valutazione della bioaccessibilità

La bioaccessibilità può essere definita come la frazione di principio attivo disponibile all’assorbimento in circolo a livello dell’intestino tenue. Questo parametro, tuttavia, si compone di svariati passaggi fisiologici e biochimici che non possono essere riprodotti con i test che sono stati citati nell’articolo. Benché il protocollo Infogest, citato da Il Salvagente, sia considerato oggi il più attendibile nel mimare il comportamento di dispersione di un principio attivo da un farmaco, un integratore o una matrice alimentare nei liquidi enterici, il medesimo non tiene conto dell’influenza della flora saprofita enterica, dell’interazione con i citocromi enterici, dell’interazione con il muco e, ancora più importante, della diffusione attraverso l’epitelio enterico1-3.

Per trarre delle conclusioni davvero attendibili, benché attraverso un test in vitro, si dovrebbe procedere a realizzare una simulazione di permeazione attraverso un epitelio intestinale umano in cultura (Cellule CACO-2), in grado di predire il reale accesso in circolo di un principio attivo attraverso l’epitelio enterico4.

Per concludere, se da una parte i test condotti hanno comunque consentito di identificare i prodotti con un potenziale buono o cattivo comportamento di bioaccessibilità, non si può trarre alcuna conclusione in merito al loro reale potenziale di assorbimento e quindi di efficacia.

Il termine usato dal Salvagente riferito ai prodotti testati “bioaccessibilità” è pertanto discutibile. Inoltre, occorrerebbe sapere se siano stati usati o meno dei liquidi gastro-enterici simulati umani che danno un’elevata e affidabile predizione del comportamento di disaggregazione di una compressa: la semplice acqua demineralizzata a pH 1,5 per simulare lo stomaco e il tampone fosfato a pH 7 per simulare l’intestino non possono essere considerati altamente predittivi, benché siano di fatto i test prescritti dalla Farmacopea italiana ed Europea.

Nonostante venga citato dal Salvagente il protocollo Infogest, a oggi considerato gold standard nella simulazione della dispersibilità di un principio attivo nei liquidi gastro-enterici, non è chiaro se questo protocollo sia stato applicato al test di disaggregazione o meno. Una compressa che disaggrega molto bene e nei tempi previsti da farmacopea e che rilascia completamente il principio attivo contenuto nell’intestino non necessariamente garantisce una buona bioaccessibilità e tantomeno una buona biodisponibilità dello stesso nell’organismo. Questo va detto chiaro e forte. 

Ingredienti sgraditi

Da ultimo, ma non per importanza, Il Salvagente stila una lista di eccipienti “graditi” e “sgraditi”, ma la domanda è: graditi e sgraditi su quali basi, visto che sono tutti ammessi dalla normativa alimentare vigente in Italia che norma proprio le composizioni degli integratori alimentari?

Per esempio, perché la carbossimetilcellosa (E 466) e la idrossipropilmetilcellulosa (E 464), vengono additati come sgraditi? Le argomentazioni secondo cui alcuni studi preliminari avrebbero evidenziato un’alterazione della microflora intestinale umana o addirittura l’innesco di fenomeni cancerogeni, sono affidate a lavori scientifici ancora preliminari e non solidi abbastanza per indurre le autorità competenti a metterli in discussione. Lo studio citato da Il Salvagente, infatti, pubblicato su Gastroenterology da Chassaing et al5, mette in luce come l’assunzione da parte di 11 soggetti sani di una dieta arricchita di 15 g di Carbossimetilcellulosa (Cmc) induca un’alterazione del microbiota intestinale e sintomi da discomfort gastroenterico: peccato che negli integratori alimentari il contenuto medio di Cmc vari tra i 5 e 20 mg (mille volte meno che nello studio) per dose di assunzione.

Il rischio di esprimere giudizi positivi o negativi sui singoli eccipienti, peraltro ammessi dalla normativa, su basi ancora scientificamente deboli o comunque non solide abbastanza, è quello di provocare allarmismi ingiustificati, oltre che di additare come poco serio e poco affidabile un intero comparto che dà lavoro a più di 30 mila persone con un indotto di oltre 4 miliardi di euro e una solida leadership europea dell’Italia, oltre a screditare le tante professionalità con elevata formazione tecnico-scientifica, spesso di derivazione accademica, che il medesimo settore esprime.

Andrea Fratter, presidente Società italiana dei formulatori in nutraceutica (Sifnut) - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Bibliografia

  1. Dima C, Assadpour E, Dima S, Jafari SM. Bioavailability and bioaccessibility of food bioactive compounds; overview and assessment by in vitro methods. Compr Rev Food Sci Food Saf. 2020 Nov;19(6):2862-2884. doi: 10.1111/1541-4337.12623. Epub 2020 Aug 31. PMID: 33337033.
  2. McClements DJ, Li F, Xiao H. The Nutraceutical Bioavailability Classification Scheme: Classifying Nutraceuticals According to Factors Limiting their Oral Bioavailability. Annu Rev Food Sci Technol. 2015;6:299-327. doi: 10.1146/annurev-food-032814-014043. Epub 2015 Feb 20. PMID: 25705933.
  3. Dima C, Assadpour E, Dima S, Jafari SM. Bioavailability of nutraceuticals: Role of the food matrix, processing conditions, the gastrointestinal tract, and nanodelivery systems. Compr Rev Food Sci Food Saf. 2020 May;19(3):954-994. doi: 10.1111/1541-4337.12547. Epub 2020 Mar 4. PMID: 33331687.
  4. Cheng Li, Tongtong Liu, Xiaoming Cui, Annette s. Uss, and K.-C. Cheng. Development of In Vitro Pharmacokinetic Screens Using Caco-2, Human Hepatocyte, and Caco-2/Human Hepatocyte Hybrid Systems for the Prediction of Oral Bioavailability in Humans Journal of Biomolecular Screening 12(8); 2007
  5. Chassaing et al. Randomized Controlled-Feeding Study of Dietary Emulsifier Carboxymethylcellulose Reveals Detrimental Impacts on the Gut Microbiota and Metabolome. Gastroenterology 2022;162:743–756
Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…