Colombo (Integratori Italia): dalla ricerca di Napoli allarme mediatico fuorviante

15 Settembre 2021

Non neghiamo che il problema esista, ma, visti i numeri in gioco, l’allarme mediatico che è stato lanciato è fuorviante e non corretto nei confronti dei consumatori e delle aziende. Così Alessandro Colombo, vicepresidente di Integratori Italia, parte di Unione italiana food, aderente a Confindustria e che rappresenta gli interessi del settore degli integratori in Italia, a commento del clamore suscitato dai risultati delle analisi della P.ssa Fabiana Quaglia dell’Università Federico II di Napoli.

Dr. Colombo, qual è la sua valutazione rispetto a quanto emerso dai risultati della P.ssa Quaglia?

La prima valutazione che desideriamo sottolineare è che, innanzitutto, il campione di compresse testate è ovviamente limitato in termini assoluti, considerato che parliamo di trenta prodotti circa, tra compresse rivestite e non e, pertanto, non rappresentativo dell’universo dell’integrazione alimentare, in cui sono presenti oggi sul solo canale farmacia ben oltre 42 mila prodotti*. Inoltre, dobbiamo considerare che nel mercato degli integratori alimentari il segmento delle “compresse” è solo una delle forme utilizzate, oltre a capsule, polveri, liquidi, perle e così via, pari al 24%* dei prodotti complessivi presenti sul mercato. L’allarme mediatico che è stato lanciato affermando che “il 50% degli integratori è inutile perché non si disgrega nell’organismo” è quindi estremamente fuorviante e non corretto nei confronti dei consumatori e delle moltissime aziende che lavorano in modo eccellente e garantiscono al consumatore un prodotto di altissima qualità.

Il problema tecnico sembra reale ma anche di semplice soluzione: si può pensare di chiedere alle aziende associate di provvedere a garantire l’efficacia formulativa, almeno sul fronte della dissoluzione delle compresse?

Certamente non neghiamo che questo problema possa verificarsi e si verifichi in qualche caso, visto che stiamo parlando di circa 10 mila integratori formulati in compresse disponibili sul mercato italiano e commercializzati da centinaia di aziende. Il comparto che rappresentiamo, però, è fortemente impegnato sul tema della qualità totale del prodotto, al punto da aver realizzato nel 2019, come Integratori Italia, delle linee guida associative di indirizzo specifiche per il settore industriale degli integratori alimentari che coprono l’intero ciclo produttivo e di controllo della qualità: dall’acquisizione dei materiali attraverso le fasi di sviluppo, produzione, confezionamento, immagazzinamento fino alla distribuzione o rilascio del prodotto finito, compresi i test utili per valutare la disgregazione delle compresse. Non solo: abbiamo anche recentemente  partecipato alla pubblicazione di una Prassi UNI  specifica sulle buone pratiche di fabbricazione degli integratori alimentari. Come vede il comparto impegna continuamente risorse e know-how per dare garanzie di qualità, anche superiori alla legislazione europea vigente.

La normativa sembra essere troppo permissiva. Sarebbe corretto rifarsi a quanto già previsto per i farmaci?

Ricordiamo ancora una volta come gli integratori alimentari siano alimenti, non farmaci. Quindi, la legislazione sull’integratore, valida in tutta la Comunità europea, è completamente diversa da quella farmaceutica. In quanto alimenti, gli integratori devono essere sicuri per definizione e non è previsto alcun rapporto rischio-beneficio come per i farmaci. Il loro utilizzo e la sicurezza d’uso vengono garantiti attraverso diversi obblighi di composizione/dosaggio e di etichettatura: le sostanze utilizzate, i dosaggi e le indicazioni in etichetta sono regolamentati e seguono norme ben precise. Il ministero della Salute ha stabilito i livelli massimi di vitamine e minerali ammessi, ben normatiIn particolare, sul fronte del monitoraggio della sicurezza, questa è garantita dai sistemi di controllo e di vigilanza previsti dalla legislazione alimentare europea e nazionale, tra cui il Sistema di allerta rapido europeo - Rasff - i quali hanno garantito a oggi sicurezza e lo sviluppo di un mercato che, per i livelli di consumi raggiunti, non può che essere valutato positivamente in questi termini.

Come si colloca il nostro Paese in questo scenario normativo?

In Italia, in modo ancora più rilevante rispetto ad altri Paesi dell’Unione europea, il ministero della Salute ha operato con strumenti di garanzia aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalla normativa europea, come l'autorizzazione degli stabilimenti italiani, la notifica dei prodotti e l'istituzione di un Registro dei prodotti notificati, presente on line sul portale del ministero della Salute, consultabile da tutti, consumatori e addetti ai lavori. Detto ciò, siamo stati e saremo sempre disponibili, come associazione confindustriale che rappresenta il mercato degli integratori, a confrontarci e lavorare con Istituzioni e Università per poter migliorare costantemente la qualità e l’efficacia dei nostri prodotti.

(*) Fonte: Istituto di ricerca New Line, dati relativi alle Sku (Stock keeping unit) vendenti negli ultimi 12 mesi

Nicola Miglino

 

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