Green-Med, la variabile della dieta mediterranea ancor più protettiva per il cuore

25 Novembre 2020

Una variabile green della dieta mediterranea, basata su un maggior contenuto di nutrienti di origine vegetale si rivela ancor più benefica per la salute cardiometabolica rispetto alla versione tradizionale. Questo secondo i risultati di uno studio condotto in collaborazione tra clinici tedeschi e israeliani, pubblicato su Heart, rivista del gruppo Bmj.

Sono stati coinvolti circa 300 partecipanti (età media 51 anni, obesità di grado moderato con Bmi 31 Kg/m2 e circonferenza vita 109,7 cm) suddivisi in tre gruppi. Al primo venivano soltanto offerte indicazioni nutrizionali mentre il secondo seguiva un regime di restrizione calorica (1.500–1.800 kcal/die per gli uomini, 1.200–1.400 kcal/die per le donne) basato sulla tradizionale dieta mediterranea: pochi zuccheri semplici, molta frutta e verdura, pollame e pesce al posto della carne rossa. In aggiunta, 28 gr/die di noci. Il terzo seguiva un regime calorico come il secondo basato però maggiormente su un apporto nutrizionale di origine vegetale: più frutta e verdura, niente carne rossa o trasformata, 28 gr/die di noci, 3-4 tazze/die di tè verde e 100 g/die di una bevanda a base di Wolffia globosa, la cosiddetta lenticchia d’acqua, a elevato contenuto proteico, come sostituto di proteine di origine animale.

Tutti sono stati invitati a seguire un programma di attività fisica regolare e dopo sei mesi sono stati valutati rispetto a calo ponderale e miglioramento di alcuni indici cardiometabolici.

Il modello mediterraneo è quello che ha determinato il maggior calo di peso: Green Med -6,2 kg; Med tradizionale -5,4 kg; indicazioni dietetiche -1,5 kg. La circonferenza vita si è ridotta, nei tre gruppi, rispettivamente di 8,6, 6,8, 4,3 cm e il c-Ldl di 6,1 mg/dl (4%); 2,3 mg/dl e 0,2 mg/dl.

Green Med ha ottenuto i migliori risultati anche su pressione arteriosa, resistenza insulinica, proteina c-reattiva e rapporto c-Hdl/c-Ldl, al punto da ridurre il 10-year Framingham Risk Score, (punteggio che calcola, sulla base di alcuni indicatori, il rischio cardiovascolare a 10 anni) di quasi il doppio rispetto agli altri regimi dietetici.

Tra i limiti riconosciuti dello studio una scarsa presenza di donne (n=35), che potrebbe non rendere estendibili i risultati a questa fascia di popolazione, e la tipologia di indagine, svolta tramite questionario alimentare, che non consente valutazioni specifiche sulla relazione causa-effetto dei singoli alimenti all’interno della Green-Med.

"I nostri risultati suggeriscono che un'ulteriore restrizione del consumo di carne a favore di alimenti vegetali ricchi di proteine, può, contestualmente a una regolare attività fisica, determinare benefici cardiometabolici aggiuntivi rispetto alla tradizionale dieta mediterranea. Programmi di educazione alimentare che incoraggino in questa direzione fornirebbero un importante contributo alla salute pubblica, rappresentando un cardine per la prevenzione di morbilità e mortalità cardiovascolari".

Nicola Miglino

 

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