“Questo studio, che ha valutato 820 ragazzi di età compresa tra 10 e 19 anni, ha permesso di mettere in luce l'associazione tra genere, paese di residenza, familiari a casa e l’abitudine di guardare la Tv durante i pasti”, racconta Paola Brun, ricercatrice presso il del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e co-autore dell’analisi.
L'età media degli adolescenti che ha aderito volontariamente alla ricerca è stata di 15 anni, con più ragazze (61,1%) rispetto ai maschi (38,9%). Tra i ragazzi italiani, il 43% del campione ha riferito di consumare verdura ogni giorno, dato incoraggiante poiché prima del confinamento solo il 35,2% aveva questa abitudine. Allo stesso modo, solo il 25,5% degli adolescenti intervistati consumava almeno un frutto al giorno prima del Covid-19, dato aumentato al 33,2% durante il lockdown.
Preso nel suo complesso, lo studio ha fatto emergere che “l’assunzione di fast food quali snack, merendine e altro si è drasticamente ridotta”, prosegue Brun. “Mentre prima del confinamento solo il 44,6% degli adolescenti consumava fast food meno di una volta alla settimana, questa cifra è salita al 64%. Al contrario, in media l’assunzione di cibi fritti e dolci è aumentata significativamente durante il confinamento per Covid-19, con un consumo quotidiano di dolci che dal 14% è passato al 20,7%. Questi risultati confermano studi precedenti che suggerivano l’abitudine di questa fascia di età a schemi alimentari irregolari e frequenti spuntini per noia e stress”.
Il Paese di residenza, con le sue diverse realtà socioeconomiche, tradizionali e religiose, è fortemente correlato ai risultati raccolti. Gli adolescenti provenienti da Spagna e Cile, hanno aumentato il consumo di verdura, mentre i ragazzi brasiliani hanno mangiato più legumi rispetto agli altri paesi. Gli adolescenti colombiani hanno nel complesso aumentato il consumo di frutta e verdura, senza tuttavia raggiungere la quantità giornaliera raccomandata. Sempre gli adolescenti colombiani hanno significativamente ridotto l'assunzione di bevande zuccherate durante la pandemia di Covid-19, ma questo Paese ne è rimasto comunque il maggiore consumatore rispetto a Spagna, Italia, Brasile e Cile. I cileni hanno consumato più cibo fritto di cui però la Colombia è risultata la più vorace: tre piatti a settimana contro 1,4-2,3 per gli altri paesi. Va notato che tutti gli adolescenti hanno ridotto il consumo settimanale di fast food e tutti i paesi hanno mostrato lo stesso consumo medio di fast food durante il fermo a casa (0,2-0,8 volte a settimana).
I tassi settimanali più bassi di consumo di verdure, di cibi dolci e di aderenza alle raccomandazioni sull'assunzione di alimenti a rapida preparazione sono stati riscontrati in negli adolescenti appartenenti a gruppi familiari con più di sette persone.
“Nonostante lo studio non abbia preso in considerazione le variazioni delle tendenze dietetiche correlate a stato economico, quantità e disponibilità di cibo in ogni regione o paese, dai dati raccolti sembra che le famiglie più numerose abbiano ridotto la quantità di risorse, come tempo, energia o denaro disponibile per ogni adolescente”, conclude Brun. “Molto utile per le politiche sanitarie ed educative capire, oltre ogni ragionevole dubbio, se davvero una dimensione familiare più grande influenza la qualità della dieta, direttamente o indirettamente”.
Silvia Ambrogio