Studio Moli-sani: dieta pro-infiammatoria accelera l’invecchiamento

04 Settembre 2023

La carta di identità non necessariamente è rivelatrice dell’età reale del nostro organismo. Accanto a quella anagrafica, infatti, va sempre valutata quella biologica, il reale termometro dei processi di invecchiamento, estremamente sensibile agli stili di vita e, in particolare, all’alimentazione: una dieta a forte carattere pro-infiammatorio, ricca di alimenti di origine animale, dolci e cibi ultraprocessati, infatti, rischia di farci invecchiare più precocemente, come dimostrato da una recente analisi dei dati dello studio Moli-sani, pubblicata su Nutrients. A raccontarcela, Licia Iacoviello, direttore del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli e professore ordinario di Salute Pubblica all’Università dell’Insubria di Varese, tra gli autori della ricerca.

P.ssa Iacoviello, cosa distingue l’età cronologica da quella biologica?

L'invecchiamento è un processo complesso, conseguenza di un gran numero di fenomeni molecolari e cellulari che si accumulano nel tempo e che variano da individuo a individuo.  L’età cronologica, o Ca, non è in grado di catturare l'eterogeneità di questi eventi e il loro impatto sulla salute di ogni soggetto. Per questo, è nato il concetto di età biologica - Ba -  ossia l'effettiva età di un organismo determinata dalle sue caratteristiche biologiche piuttosto che dal numero di anni. L’età biologica riesce a fornire una migliore comprensione dell'eterogeneità del processo di invecchiamento e la sua diversità da individuo a individuo. La discrepanza risultante tra Ba e Ca è definita invecchiamento biologico, ∆age, che può essere accelerato se ∆age > 0 o rallentato se < 0, a seconda se l’organismo è invecchiato di più o di meno rispetto alla età cronologica.  

Quali elementi influiscono di più sui processi di invecchiamento?

Una dei fattori maggiormente chiamati in causa è definito inflammaging, ossia un’infiammazione cronica di basso grado, che è presente in assenza di sintomi clinici e di cause accertate.  L’infiammazione subclinica predispone sia a un invecchiamento precoce, che a malattie legate all’invecchiamento come le malattie cardiovascolari, i tumori o le malattie neurodegenerative. L’alimentazione ha un ruolo centrale nella regolazione dell'infiammazione subclinica e, di conseguenza sull’invecchiamento, e le malattie a esso sono conseguenti. Un’alimentazione principalmente a base vegetale come la dieta mediterranea, caratterizzata dal consumo di alimenti ricchi di composti con attività antinfiammatoria quali polifenoli e vitamine protegge dall’invecchiamento e dalle malattie croniche. Al contrario, una dieta pro-infiammatoria, ricca di alimenti di origine animale, dolci e cibi ultraprocessati, porta a un'infiammazione di basso grado e, di conseguenza, a un aumentato rischio di morte e di malattie croniche.

Qual era l’obiettivo del vostro studio?

Abbiamo ipotizzato che una dieta pro infiammatoria, valutata tramite due diversi score, possa essere associata all’invecchiamento biologico, causandone l’accelerazione.

Che tipo di analisi avete condotto?

Per confermare l'ipotesi che l'infiammazione correlata alla dieta sia associata all’invecchiamento biologico, abbiamo analizzato i dati dello studio Moli-sani, un grande progetto epidemiologico condotto nella regione Molise dal dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli. Ha reclutato oltre 24 mila persone dal 2005 al 2010 e continua a seguirle nel tempo per capire quali siano i fattori che determinano lo stato di salute o ci fanno ammalare.  Il potenziale infiammatorio della dieta è stato misurato utilizzando due diversi indici di infiammazione della dieta, l’Energy-adjusted dietary inflammatory index e il Dietary inflammation score.  Entrambi assegnano un punteggio sulla base del consumo di cibi ad alto potenziale infiammatorio. Maggiore è lo score maggiore è il potenziale infiammatorio della dieta. Per il calcolo dell’età biologica e il conseguente calcolo dell’invecchiamento biologico, abbiamo utilizzato un approccio di intelligenza artificiale basato su reti neurali, che ha analizzato contemporaneamente 36 biomarcatori circolanti.

Quali risultati sono emersi?

I partecipanti che avevano un indice infiammatorio della dieta più elevato presentavano un’accelerazione dell’invecchiamento biologico. Mediamente i partecipanti con indice infiammatorio più alto presentavano un minor consumo di fibre, frutta e vegetali. L’effetto di accelerazione dell’invecchiamento biologico era presente sia negli uomini che nelle donne ed era particolarmente elevato nei giovani, nelle persone normopeso e nei fumatori.  

Quali conclusioni e implicazioni se ne possono trarre?

Per mantenere un organismo più giovane, nonostante l’avanzare degli anni, è importante fare attenzione al potenziale infiammatorio della dieta riducendo il consumo di alimenti ricchi di grassi animali e di zuccheri semplici e aumentando il consumo di alimenti ricchi di fibre e di polifenoli come frutta e verdura. Questo è particolarmente importante nei fumatori che tendono a invecchiare più velocemente, ma anche nei giovani e nei normopeso in cui un’alimentazione a basso potenziale infiammatorio può aiutare non solo a mantenere lo stato di salute ma anche a invecchiare più lentamente.

Nicola Miglino

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