Taurina presidio anti-aging: su Science prime evidenze, ma servono studi clinici

12 Giugno 2023

Un deficit di taurina, aminoacido prodotto dal nostro organismo e presente in molti alimenti, potrebbe essere un fattore scatenante i processi di invecchiamento. A suggerirlo, uno studio pubblicato su Science, condotto su modelli animali e che apre nuovi scenari sulla comprensione dei fenomeni di senescenza cellulare.

Già lavori precedenti del team di ricerca avevano evidenziato, in topi, scimmie ma anche nell’uomo, come la concentrazione ematica di taurina diminuisca sostanzialmente con il tempo: negli esseri umani, intorno ai 60 anni di età, i livelli di taurina nel sangue sono un terzo di quelli trovati nei bambini di 5 anni.

Da qui, l’idea di mettere in correlazione tale deficit con i processi di invecchiamento, avviando, innanzitutto, un grande esperimento sui topi. I ricercatori hanno iniziato con circa 250 topi, femmine e maschi di 14 mesi (pari a circa 45 anni per l’uomo). Ogni giorno, fino al decesso, metà riceveva un bolo di taurina o una soluzione placebo di controllo. A fine dell'esperimento, il gruppo con taurina ha registrato un aumento della durata media della vita del 12% nelle femmine e del 10% nei maschi, ovvero da tre a quattro mesi in più, equivalenti a circa sette o otto anni nell’uomo. Non solo quantità di tempo guadagnata, ma anche qualità dello stesso, nel momento in cui i ricercatori hanno potuto verificare, nei topi coinvolti, benefici generali sulla salute, con miglioramento del funzionamento di ossa, muscoli, pancreas, cervello, intestino e sistema immunitario, indicando un aumento complessivo della durata della salute. Stesso risultato osservato nelle scimmie. Per verificare l’azione su altre specie, hanno testato lieviti (unicellulari) e vermi. Nessun risultato nel primo caso, conferma, invece, nei vermi.

Indagando i possibili meccanismi cellulari con cui la taurina è in grado di esercitare questi effetti, i ricercatori ne hanno notato la capacità di contrastare il deficit di telomerasi e la disfunzione mitocondriale, proteggere il Dna da danneggiamenti e ridurre lo stato infiammatorio.

Sull’uomo, ovviamente, bisogna indagare con studi specifici, anche se i ricercatori hanno condotto due esperimenti che suggeriscono possibili conferme.

Da una parte, hanno esaminato la relazione tra i livelli di taurina e circa 50 parametri di salute in 12 mila adulti europei di età pari o superiore a 60 anni. Nel complesso, le persone con livelli di taurina più elevati sono risultate più sane, con meno casi di diabete di tipo 2, livelli di obesità inferiori, ipertensione ridotta e livelli inferiori di infiammazione. Nel secondo studio, hanno verificato un aumento dei livelli di taurina in seguito a esercizio fisico, suggerendo che proprio l’aminoacido possa svolgere un’azione benefica se si mantiene l’organismo in attività.

“Solo uno studio clinico randomizzato potrà fornisci risposte realmente indicative”, concludono gli Autori. “Attualmente, sono in corso studi sull’impiego della taurina nell’obesità, ma nulla è in calendario per indagarne gli effetti su un'ampia gamma di indicatori di salute. Noi pensiamo che la taurina andrebbe valutata con attenzione in studi sull’invecchiamento, anche perché presenta diversi vantaggi: è prodotta naturalmente dal nostro organismo, può essere ottenuta con la dieta o con l’integrazione, è sicura e può essere potenziata dall'esercizio fisico”.

Nicola Miglino

 

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