Restrizione calorica per migliorare l'efficacia dei trattamenti tumorali. Un filone d'indagine che sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica e che vede l'Italia tra i pionieri nella sperimentazione, grazie, in particolare, all'impegno dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano (Int). Proprio da qui è partito uno studio clinico multicentrico, denominato Breakfast-2, che promette di fare chiarezza sulla correlazione tra aspetti nutrizionali ed esiti terapeutici in pazienti oncologici.

L’obesità è un fattore di rischio per il tumore al seno: la vitamina D concentra nel grasso mammario aumentando gli estrogeni. A segnalarlo, uno studio presentato in anteprima nei giorni scorsi a Lecce a margine del XVI convegno di medicina dal titolo “Le alterazioni endocrine nel soggetto obeso: dall'infertilità all'osteoporosi”.

Negli ultimi anni la ricerca ha identificato specifici alimenti e nutrienti in grado di avere effetti protettivi sia nella fase di prevenzione sia durante il trattamento farmacologico in caso di Ca mammario. Ne abbiamo parlato, in occasione del Congresso Sifiog (Società italiana fitoterapia e integratori ostetricia e ginecologia) svoltosi di recente a Roma, con Franca Delle Fratte, specialista in ginecologia, ostetricia e psichiatria presso l’ospedale Sant'Eugenio e coordinatore clinico del percorso senologico all’ospedale Sandro Pertini della città capitolina. 

Il ricorso a integratori alimentari dopo una diagnosi di tumore al seno è un’esperienza molto comune, ma le evidenze attuali a supporto sono ancora scarse. In letteratura ci si riferisce soprattutto a quelli a spiccata azione antiossidante, alla luce del meccanismo di azione dei chemioterapici che agiscono attraverso la generazione di radicali liberi.

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