Calo ponderale: ecco i marker per una dieta personalizzata

01 Febbraio 2023

Perdere peso e, soprattutto, mantenere il calo nel lungo termine è una delle sfide più impegnative in ambito nutrizionale. Spesso i risultati vengono attribuiti alla forza di volontà del singolo, ma ora una ricerca della Stanford university school of medicine sembra mettere in luce alcuni fattori squisitamente metabolici che condizionano la risposta individuale.

Lo studio ha identificato diversi biomarcatori in grado di prevedere il successo nel perdere peso e nel mantenerlo a lungo termine. Questi, includono firme del microbiota intestinale, proteine prodotte dall’organismo umano e livelli di anidride carbonica espirata. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Cell Reports Medicine.

Secondo l’analisi, infatti, il tipo di batteri presenti nell'intestino e la quantità di alcune proteine prodotte dall’organismo possono influenzare la capacità di mantenere la perdita di peso e alcune persone, si è scoperto, perdono più chili con diete a basso contenuto di grassi, mentre altre hanno buoni risultati con diete a basso contenuto di carboidrati.

Lo studio ha incluso 609 partecipanti, che hanno tenuto un diario alimentare per un anno mentre seguivano una dieta a basso contenuto di grassi o carboidrati. I ricercatori hanno monitorato l'attività fisica di ciascuno, quanto siano stati aderenti alla dieta e la quantità di calorie consumate. I risultati evidenziano che la diminuzione dell’introito calorico o l'esercizio fisico non sono sufficienti per sostenere la perdita di peso nel lungo termine. Per cercare di capire perché, il team si è concentrato sui biomarcatori del metabolismo.

Innanzitutto, si è misurato il rapporto tra ossigeno inalato e anidride carbonica espirata (quoziente respiratorio), indicatore utile per capire aspetti metabolici fondamentali, ovvero se i carboidrati o i grassi sono il carburante principale del nostro organismo: un rapporto più basso significa che il corpo brucia più grassi, più alto che brucia più carboidrati. Da qui l’evidenza che chi ha iniziato la dieta con un quoziente respiratorio più elevato ha perso più peso con un regime alimentare a basso contenuto di carboidrati. Ciò significa che se l’organismo predilige i carboidrati come fonte di energia e segue una dieta con una maggiore frazione di grassi, farà molta più fatica a metabolizzare e bruciare quelle calorie. Questo spiega come mai una dieta che funziona bene per una persona si rivela, invece, fallimentare per un’altra.

Le informazioni predittive raccolte dal microbiota intestinale segnalano, poi, una prevalenza di B. caccae e Lachnospiraceae Roseburia NA in chi tende a mantenere nel tempo la perdita di peso.

Inoltre, sono state identificate diverse proteine ​​associate alla perdita di peso. Per esempio, gli individui con dieta a basso contenuto di carboidrati avevano maggiori probabilità di perdere più peso in un anno se presentavano livelli basali più bassi di marker infiammatori quali Tnf e Il-16.

Infine, il team di ricercatori ha identificato specifici nutrienti correlati alla perdita di peso durante i primi sei mesi. Le diete a basso contenuto di carboidrati dovrebbero essere basate su grassi monoinsaturi ed essere ricche di vitamine K, C ed E. Quelle a basso contenuto di grassi, dovrebbero essere ad alto contenuto di fibre.

“Meglio concentrarsi su cosa includere anziché su ciò da eliminare”, sottolinea Dalia Perelman, nutrizionista e tra gli Autori dello studio. “Dobbiamo invogliare a mangiare più fibre da legumi, cereali integrali, noci o verdure, così come è bene imparare a cucinare e non fare affidamento sugli alimenti trasformati. Se si presta attenzione alla qualità del cibo nella dieta, ci si può anche dimenticare di contare le calorie.

Nicola Miglino

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…