La supplementazione di vitamina D riduce la mortalità per cancro? La comunità scientifica è divisa sul tema, in particolare sulla base di risultati non sempre convergenti degli studi clinici disponibili, al punto che un gruppo di ricercatori del German cancer research center di Heidelberg ha deciso di condurre una review e metanalisi della letteratura, prendendo in esame i 14 trial più rilevanti condotti sull’argomento, sempre con un braccio attivo che assumeva vitamina D3 e uno di controllo con placebo. Il numero di partecipanti complessivo coinvolti è stato di poco più di 100 mila.
La carenza di vitamina D non solo è un fattore di rischio per l’infezione da Covid-19, ma si correla anche con il cosiddetto long-Covid, condizione che si manifesta una volta che il paziente è guarito e che può essere presente a circa tre mesi dalla fase acuta fin nel 50-70% dei pazienti. A evidenziarlo, un recente studio pubblicato su The journal of clinical endocrinology & metabolism, coordinato da Andrea Giustina, primario dell’Unità di Endocrinologia dell’irccs Ospedale San Raffaele di Milano.
L’obesità è un fattore di rischio per il tumore al seno: la vitamina D concentra nel grasso mammario aumentando gli estrogeni. A segnalarlo, uno studio presentato in anteprima nei giorni scorsi a Lecce a margine del XVI convegno di medicina dal titolo “Le alterazioni endocrine nel soggetto obeso: dall'infertilità all'osteoporosi”.
La gestione clinica dell’endometriosi oggi può contare anche su un numero crescente di studi sull'uomo, oltre che su animali e in vitro, relativi al ruolo di un’integrazione con vitamina D. La maggior parte delle azioni biologiche della vitamina D sono mediate da un recettore ad alta affinità che agisce come fattore di trascrizione. Da diversi anni si è a conoscenza del fatto che questo recettore è espresso in maggiore abbondanza nell'endometrio ectopico, mentre non è ancora chiaro se questa elevata espressione endometriale sia un evento primario o una conseguenza dell'infiammazione associata all'endometriosi.