Da tempo sotto l’occhio attento dei tossicologi per il loro effetto nocivo sulla salute, sono diventati oggetto di una recente metanalisi, pubblicata su Environmental health perspective, che, per la prima volta, ne ha indagato il legame con possibili danni al fegato, in particolare con l’insorgenza di steatosi epatica non alcolica (Nafld).
Il gruppo di studio americano ha concentrato la propria attenzione sulle tre classi più diffuse, il Pfoa (acido perfluoroottanoico), il Pfos (perfluorottanosulfonato) e il Pfna (acido perfluorononanoico).
Da una ricerca per parole chiave, sono stati selezionati 111 lavori dalla letteratura sui legami tra Pfas e fegato: 25 studi osservazionali sull’uomo e 86 sperimentali sui roditori.
I dati provenienti dagli studi sull'uomo dimostrano un'associazione tra Pfoa, Pfos e Pfna e livelli elevati di transaminasi (Alt, Ast e Ggt), marcatori di danno epatico. Stessa evidenza anche nei roditori, dove è stato possibile anche notare una correlazione con la presenza di steatosi epatica non alcolica, dato non rilevabile negli studi osservazionali sull’uomo. Secondo gli Autori, però, non ci sono motivi per pensare che l’accumulo del grasso non si determini anche nell’uomo, ma occorrono prove certe prima di poterlo affermare. “Se così fosse”, concludono, “si capirebbe perché si stima che già oggi circa una persona su quattro soffra di steatosi epatica non alcolica, anche se spesso non c’è una dieta che la giustifichi”.