Fruttosio in eccesso minaccia per il fegato

30 Settembre 2020

Un consumo eccessivo di fruttosio può portare a steatosi epatica non alcolica (Nafld) inducendo alterata permeabilità intestinale, conseguente endotossemia e induzione di sintesi di acidi grassi nel fegato. Il meccanismo è stato svelato da ricercatori della Uc San Diego school of medicine che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Nature Metabolism.

"La capacità del fruttosio, abbondante nei fichi e nei datteri essiccati, di ingrassare il fegato era nota già agli antichi egizi, che nutrivano anatre e oche con questi frutti per ricarvarne foie gras ", sottolinea Michael Karin, docente di farmacologia e patologia alla Uc San Diego school of medicine e tra gli Autori della ricerca.  "Oggi, grazie agli studi biochimici e metabolici, sappiamo che il fruttosio è da due a tre volte più potente del glucosio nell'aumentare il grasso del fegato, una condizione che innesca la steatosi, anticamera di cirrosi e tumore epatico".

Il fruttosio viene scomposto nel tratto digestivo umano dall’enzima fruttochinasi, prodotto sia dal fegato che dall'intestino. Utilizzando modelli murini, i ricercatori hanno scoperto che l'eccessivo metabolismo del fruttosio nelle cellule intestinali altera la produzione di proteine ​​che compongono le cosiddette tight junction, ovvero quelle cerniere che mantengono integra la barriera intestinale, impedendo a batteri e prodotti microbici, come le endotossine, di fuoriuscire dall’intestino ed entrare in circolo.

"Pertanto, deteriorando la barriera e aumentandone la permeabilità, il consumo eccessivo di fruttosio può provocare una condizione infiammatoria cronica chiamata endotossiemia, che è stata documentata sia negli animali da esperimento che nei pazienti pediatrici Nafld", dice Jelena Todoric, prima firma dello studio.

Nella loro analisi, i ricercatori hanno potuto verificare come le endotossine fuoriuscite che raggiungono il fegato provochino un aumento della produzione di citochine infiammatorie e stimolino la conversione di fruttosio in depositi di acidi grassi.

Da notare, però, che quando l'assunzione di fruttosio è stata ridotta al di sotto di una certa soglia, non sono stati osservati effetti avversi nei topi, suggerendo che solo il consumo eccessivo e a lungo termine di fruttosio rappresenti un rischio per la salute. Di contro, un moderato apporto di fruttosio attraverso il normale consumo di frutta è ben tollerato.

"Purtroppo, molti alimenti trasformati contengono fruttosio, soprattutto sottoforma di dolcificanti e la maggior parte delle persone non è in grado di stimarne la quantità effettivamente consumata", conclude Karin. "Informazione e consapevolezza sono sempre i migliori rimedi, ma questi risultati offrono la speranza di una futura terapia basata sul ripristino della barriera intestinale a quei pazienti già colpiti da steatoepatite non alcolica".

Nicola Miglino

 

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