Intestino irritabile, occhio di riguardo ai probiotici da nuove linee guida britanniche

06 Luglio 2021

Tutti i pazienti con sindrome dell’intestino irritabile dovrebbero ricevere, in prima battuta, raccomandazioni dietetiche in grado di controllare la sintomatologia spesso invalidante. Questo l’imperativo categorico che emerge dalle nuove linee guida della British society of gastroenterology, da poco pubblicate su Gut.

Dall’ultima edizione del 2007, molti sono stati i progressi nella conoscenza dei meccanismi eziopatogenetici coinvolti nella malattia, fino alla sua riclassificazione come disturbo dell’asse intestino-cervello, anziché semplice disfunzione gastrointestinale.

Da qui, le raccomandazioni nei trattamenti di prima linea sull’utilizzo di probiotici, efficaci nell’alleviare i sintomi generali e il dolore addominale in particolare, senza però un’indicazione relativa a specie o ceppi specifici.  La Bsg suggerisce ai pazienti di provare a utilizzare probiotici per 12 settimane e interrompere il trattamento in caso di mancati risultati sulla sintomatologia.

Da evitare le diete di eliminazione IgG guidate, così come non è raccomandata una dieta priva di glutine.

Le fibre solubili, come l'ispagula, sono efficaci per alleviare i sintomi, ma non quelle insolubili, come, per esempio, la crusca di frumento, da evitare per il rischio di peggioramento del quadro clinico. La fibra solubile andrebbe consumata a dosi crescenti, a partire da 3-4 g/die, per evitare il gonfiore.

Una dieta a basso contenuto di Fodmap può contribuire a migliorare la sintomatologia, ma deve essere sempre suggerita e verificata da un nutrizionista esperto, in grado di capire quando è opportuno reintrodurre i cibi eliminati.

Infine, anche l'olio di menta piperita può essere un trattamento efficace per i sintomi generali e il dolore addominale, tenendo d’occhio la comparsa di reflusso gastroesofageo, l’effetto indesiderato più comune.

 

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