Sicurezza endocrina di alimenti a base di soia e integratori di isoflavoni

15 Giugno 2021

I semi di soia sono una ricca fonte di isoflavoni, classificati come fitoestrogeni e, in quanto tali, spesso discussi a livello clinico sul loro ruolo nell’agire come interferenti endocrini. La genisteina, la daidzeina e la gliciteina, con i loro rispettivi glicosidi, rappresentano circa il 50, il 40 e il 10%, rispettivamente, del contenuto totale di isoflavoni dei semi di soia. Dei tre, la genisteina è generalmente considerata la più potente sulla base di saggi in vitro che misurano il potenziale estrogenico.

Negli ultimi anni la relazione tra alimenti a base di soia e cancro al seno è diventata controversa a causa delle preoccupazioni, basate principalmente su dati in vitro e sui roditori, che gli isoflavoni, composti che si legano ai recettori degli estrogeni e che mostrano deboli effetti simili a questi ultimi in determinate condizioni sperimentali, possano stimolare la crescita di tumori al seno ormono-sensibili. Una controversia quanto mai attuale, soprattutto se si considera la crescente popolarità degli alimenti a base di soia e della disponibilità commerciale di integratori di isoflavoni. 

Negli ultimi vent’anni, diversi organismi normativi e organizzazioni scientifiche hanno valutato la sicurezza degli isoflavoni e degli alimenti a base di soia. Già nel 1999 la Food and drug administration aveva concluso che, se consumata a un livello di 25 g/die, la proteina di soia era sicura e l'indicazione del claim era lecita. Quasi 20 anni dopo, in un processo di rivalutazione delle prove a sostegno dell'indicazione esistente, la Fda ha confermato la medesima conclusione.

Altre organizzazioni che hanno valutato gli isoflavoni come integratori e/o negli alimenti, dal Comitato britannico sulla tossicità delle sostanze chimiche negli alimenti, nei prodotti di consumo e nell'ambiente (Cot), all'Agenzia francese per l'alimentazione, l'ambiente e la salute sul lavoro e safety (Anses), al Japanese food safety commission, novel foods expert committee, all’Efsa sono giunte alle medesime conclusioni. 

Analizzando la letteratura disponibile in termini di studi clinici, osservazionali, revisioni sistematiche e metanalisi che hanno esaminato la relazione tra l'assunzione di soia e/o isoflavoni e gli endpoint correlati al sistema endocrino, possiamo dare qualche indicazione definitiva.

Le prove disponibili indicano che l'assunzione di isoflavoni non influisce negativamente sulla funzione tiroidea, anche se per almeno trent’anni la soia è stata etichettata come alimento gozzogeno. Negli adulti ipotiroidei, non è chiaro se la soia meriti una considerazione speciale come alimento, anche in forza del fatto che molte erbe, farmaci e integratori di fibre e calcio inibiscono l'assorbimento della levotiroxina e restano valide le raccomandazioni generali di consumare il farmaco 30-60 minuti prima di colazione o 4 ore dopo l'ultimo pasto.

Degno di nota è uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di tre anni che ha coinvolto 138 donne in postmenopausa che hanno assunto 54 mg/die di genisteina (fornita come aglicone): non sono stati osservati effetti su T3, T4 e Tsh, autoanticorpi contro Tpo, tireoglobulina, antigene microsomiale tiroideo ed espressione del recettore dell'ormone tiroideo e del recettore dei retinoidi dai monociti del sangue periferico. Anche altri studi a lungo termine (2-3 anni) hanno dimostrato che l'esposizione agli isoflavoni non influisce sulla funzione tiroidea.

La schiacciante quantità di prove cliniche indica che né il cibo di soia né l'assunzione di isoflavoni influiscono sui livelli di testosterone totale o libero o sui livelli di estrogeni o estradiolo negli uomini. Non si osservano quindi effetti avversi sul seno o sul tessuto endometriale o sui livelli di estrogeni nelle donne, o sui livelli di testosterone o estrogeni o sullo sperma negli uomini. Sebbene la durata del ciclo mestruale possa essere leggermente aumentata, l'ovulazione non viene impedita.

La conclusione è quindi che ci sono poche prove che suggeriscano che gli isoflavoni, se consumati a livelli non superiori a 100 mg/die, esercitino effetti negli adulti: l'evidenza non giustifica la classificazione degli isoflavoni (o alimenti a base di soia) come interferenti endocrini.

Va detto, inoltre, che le ricerche sui benefici della soia e degli isoflavoni, con risultati che ne mettono in luce l'efficacia, continuano a essere pubblicate a un ritmo impressionante negli ultimi anni.

Per quanto riguarda l'inizio della pubertà, i dati sono invece contrastanti. Il più grande studio condotto sull’argomento ha coinvolto ragazze avventiste del settimo giorno, scelte perché in gran parte vegetariane, e non ha trovato alcuna relazione tra l'assunzione di soia e anno del menarca, sebbene nei ragazzi, in uno studio precedente, si fosse riscontrato un effetto modesto sull'età di insorgenza dei peli pubici (endpoint primario), ma non dei peli sul viso (endpoint secondario).

A oggi, nessuno studio clinico ha esaminato direttamente l'effetto della soia sulla fertilità, ma un piccolo studio che includeva l'aggiunta di un integratore di fitoestrogeni al trattamento standard per la fertilità supporta oggi il suo potenziale per migliorare lo spessore dell'endometrio e il tasso di gravidanza. In relazione agli studi basati sulla popolazione, è sempre difficile esaminare specificamente l'impatto di un costituente alimentare sulla gravidanza e ciò resta valido anche in merito all'assunzione di soia.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • Neither soyfoods nor isoflavones warrant classification as endocrine disruptors: a technical review of the observational and clinical data. Crit Rev Food Sci Nutr 2021 Mar 27;1-57.
  • Soybean isoflavone exposure does not have feminizing effects on men: a critical examination of the clinical evidence. Fertil Steril. 2010 May 1;93(7):2095-104.
  • Soy isoflavones, estrogen therapy, and breast cancer risk: analysis and commentary. Nutr J. 2008 Jun 3;7:17.
  • Soyfoods and soybean phyto-oestrogens (isoflavones) as possible alternatives to hormone replacement therapy (HRT). European journal of cancer, September 2000, Volume 36, Supplement 4, Pages 71-72
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