“Abbiamo portato in laboratorio un centinaio di pesci, freschi, surgelati e conservati, delle venti specie più consumate in Italia, alla ricerca del mercurio”, dice Emanula Bianchi, alimentarista e coordinatrice del Centro competenze sull’alimentazione di Altroconsumo.
“Le analisi che abbiamo svolto servono a capire se, scegliendo i prodotti presenti sul nostro mercato, i consumatori italiani che mangiano la quantità di pesce raccomandata dalle linee guida sulla sana alimentazione rischiano di superare il limite di sicurezza del metilmercurio oppure no”.
Cosa è emerso, allora, dalle analisi?
“Se prendiamo in considerazione una porzione di pesce, ovvero 60 grammi per i bambini di 5 anni, 150 per le altre fasce di età e 50 grammi per il pesce in scatola o affumicato, la dose settimanale tollerabile di mercurio viene superata con un solo piatto in tutte le fasce della popolazione nel caso di verdesca e pesce spada”, precisa Bianchi. “In particolare, la dose settimanale tollerabile viene superata di una volta e mezzo circa e di due volte e oltre nel caso della verdesca rispettivamente nell’uomo, nel bambino di 5 anni e nell’adolescente di 11 anni, mentre per il pesce spada il superamento della dose tollerabile è pari a 1,3 volte circa nel caso dell’uomo e quasi a due volte nell’adolescente”.
Non mancano, però, le buone notizie: diverse altre specie di pesci molto diffuse risultano poco contaminate. “La dose settimanale tollerabile rimane ben al di sotto del limite se consumiamo, per esempio una porzione di trota salmonata e tra le opzioni più sicure ci sono anche alcuni pesci in scatola come sgombro e sardine e il salmone in tutte le sue forme: fresco, affumicato e in scatola”, conclude Bianchi.
Nicola Miglino