Si aggiungono indizi all’ipotesi che sia la vitamina K2 piuttosto che la K1 a proteggere maggiormente dal rischio di malattia coronarica. Nuove evidenze, infatti, giungono da uno studio osservazionale norvegese da poco pubblicato su Bmj open, rivista del gruppo British medical journal.

Nella gestione di obesità, diabete e malattia cardiovascolare le strategie dietetiche più utilizzate sono quelle a basso contenuto di carboidrati (Lcd), ovvero quelle che forniscono meno del 45% dell’energia dai Cho. Sulla base di studi randomizzati controllati, che hanno fino a ora dato risultati contrastanti, questa pratica è però molto discussa. Interessante quindi confrontare gli effetti di diversi gradi di restrizione Cho sui convenzionali marcatori di rischio cardiometabolico a digiuno, cercando di capire eventuali relazioni dose-dipendenti. 

Le nuove linee guida Esc-Eas (European society of cardiology ed European atherosclerosis society) per la prevenzione e il trattamento delle dislipidemie appena pubblicate sull’European heart journal contengono un interessante corredo di indicazioni supplementari sul ruolo che la dieta può esercitare nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità e morbilità nei paesi occidentali e la loro prevenzione è considerato un aspetto fondamentale della pratica clinica. Tra i principali fattori di rischio figurano il colesterolo plasmatico e la sua frazione Ldl.

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