La risposta al cibo è strettamente individuale e personalizzata. Conta la genetica, ma meno di quanto si pensi, mentre altri fattori entrano in gioco e fanno la differenza, a partire dalla composizione dei cibi, per arrivare al microbiota e a stili di vita che comprendono, per esempio, attività fisica e qualità del sonno. Inutile, dunque, impostare diete standard: su tutti vince la cosiddetta nutrizione personalizzata o di precisione in quanto, a parità di alimento assunto, la risposta metabolica tra un individuo e l’altro può variare anche fino a dieci volte.

Una guida pratica e documentata sulla giusta alimentazione dalla gravidanza ai due anni. Questo è “I nostri primi mille giorni" (Sperling & Kupfer, 220 pp., 17 Euro), scritto da Benedetta Raspini, biologa specializzata in Scienza dell'Alimentazione, che attualmente collabora come ricercatore finanziato dalla Fondazione Umberto Veronesi con il laboratorio di Dietetica e Nutrizione clinica dell'Università degli Studi di Pavia. Secondo le ultime ricerche, il periodo che va dalla gravidanza ai primi due anni rappresenta la finestra di massima vulnerabilità per lo sviluppo del bambino, in grado di influire sulle sue future capacità fisiche e cognitive e sul rischio di sviluppare le più comuni malattie cronico-degenerative.  Adottare stili di vita salutari in età adulta non basterà a compensare gli errori commessi nella fase critica iniziale. Il libro spiega quali sono i fattori che possono influire sulla salute del bambino e in particolare sulla modulazione del microbiota intestinale, ovvero l’alimentazione in gravidanza, il tipo di allattamento e di svezzamento.

 

 

 

 

Si è fatto un gran discutere, in questi ultimi mesi, dello stato infiammatorio che altera il sistema immunitario nei pazienti colpiti da Covid-19, aggravandone il quadro clinico e la prognosi. Molti i suggerimenti, spesso fuorvianti, sulle strategie di difesa. Di certo, non si può prescindere dalla considerazione che il 70-80% delle cellule immunitarie del nostro organismo si trovi nell’intestino, in stretta correlazione con il microbiota e che, dunque, la varietà di alimenti e nutrienti introdotti con la dieta giochino un ruolo chiave nel regolare questo complesso sistema. Ne abbiamo parlato con Mauro Serafini, docente di Alimentazione e Nutrizione umana all’Università di Teramo

Ci sono voluti anni di lavoro da parte di un panel internazionale di esperti per arrivare a riclassificare il genere Lactobacillus sulla base delle evidenze che la genetica ha via via portato alla luce nel corso del tempo. Frutto della fatica è la pubblicazione recente sull’International journal of systematic and evolutionary mirobiology della nuova tassonomia e dei criteri di classificazione. Quali novità? Quali implicazioni per gli scienziati, il mercato e i consumatori? Ne abbiamo parlato con Elisa Salvetti, ricercatrice presso del dipartimento di Biotecnologia dell’Università di Verona, tra i partecipanti al gruppo di lavoro.

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