Cefalea, dieta e integrazione: il punto dal congresso nazionale Anircef

13 Dicembre 2022

In occasione dell’11° congresso nazionale dell’Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee), il presidente, Piero Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore presso l'Irccs San Raffaele Pisana e docente di Neurologia all’Università San Raffaele di Roma, ha fatto con noi il punto sul ruolo che giocano alimenti e nutrienti in quella che l’Oms mette al secondo posto fra le malattie più disabilitanti: l’emicrania.

Professore, sappiamo che sulla relazione alimentazione e cefalea i luoghi comuni si sprecano e sono difficili da sfatare. Quali le evidenze scientifiche oggi disponibili in riferimento ai trigger alimentari?

In effetti, il tema dei trigger alimentari è ricco di luoghi comuni. Cioccolato, frutta secca ed agrumi, per esempio, un tempo considerati fattori scatenanti, sono in realtà del tutto innocui per il paziente emicranico. Viceversa, è dimostrato che un eccesso di caffeina, utile a piccole dosi per bloccare l'attacco emicranico, è in grado di produrre attacchi. Si ritiene che la massima dose giornaliera accettabile di caffeina per un paziente sia di 200 mg, corrispondente a 3 caffè al giorno.

Sotto la lente scientifica vi sono oggi gli additivi alimentari: cosa c’è di vero?

Rimane vera l'ipotesi che nitriti e nitrati, presenti negli insaccati, specialmente se affumicati, siano fattori trigger, in rapporto alla liberazione di ossido nitrico, potente vasodilatatore dei vasi cerebrali. C'è invece in punto interrogativo sui solfiti contenuti nei vini, in particolare in quelli bianchi. Sono al momento fortemente sospettati.

Quali sono le nuove e più solide evidenze sul ruolo giocato dagli integratori alimentari?

C'è una grande fioritura di integratori per il mal di testa. Evidenze scientifiche di efficacia esistono soprattutto per il magnesio, che riduce l'ipereccitabilità dei neuroni, e il partenio, attivo sui recettori vanilloidi. Buone evidenze anche per il coenzima Q10 e la riboflavina, potenziatori metabolici attivi sulla catena respiratoria mitocondriale, ed il ginkgolide B, estratto terpenico del ginko biloba, utile nel ridurre il rilascio del glutammato e del fattore di attivazione piastrinica.

E per chiudere: in quali ambiti della nutrizione sono riposte le maggiori speranze in termini di supporto alle terapie?

Per il futuro ci attendiamo contributi importanti dalla crononutrizione, cioè dalla definizione scientifica di quando sia meglio distribuire i pasti, i macro e i micronutrienti e l'apporto calorico della giornata in rapporto alle attività del soggetto.

Silvia Ambrogio

 

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