Dr. Nucci, da quali premesse nasce l’idea del vostro studio?
Il tumore pancreatico rappresenta uno dei tumori con la più alta letalità e per il quale è difficile fare diagnosi precoce. Partendo da questa considerazione, ci siamo interrogati in merito ai possibili fattori di rischio legati allo stile di vita associati allo sviluppo di tumori pancreatici e, in particolare, a quali fossero le evidenze scientifiche in merito al ruolo della dieta. Infatti, se è vero che per fumo e obesità le evidenze di un loro ruolo nell’aumento del rischio per i tumori pancreatici sono forti, non è così invece per i pattern dietetici e gli alimenti che compongono la dieta.
Che tipo di analisi avete condotto?
Ciò che abbiamo fatto è stato condurre una umbrella review, ossia una revisione sistematica di revisioni sistematiche con metanalisi. L’approccio metodologico previsto per questo tipo di studio permette di raccogliere, riassumere e valutare la qualità e la forza delle evidenze disponibili per un determinato topic. Nel nostro caso, abbiamo condotto una umbrella review con l’obiettivo di riassumere tutte le evidenze disponibili provenienti da metanalisi di studi sia osservazionali che di intervento sugli effetti di diversi tipi di pattern dietetici e componenti alimentari sul rischio di cancro del pancreas. Questo tipo di approccio ci ha permesso di fornire una panoramica della qualità e della validità delle associazioni finora studiate, valutando al contempo i possibili bias.
Quali evidenze sono emerse dall’analisi dei dati?
Ciò che è emerso dal nostro studio è, innanzitutto, una qualità piuttosto bassa delle revisioni sistematiche con metanalisi al momento effettuate sul tema. Tra i pattern dietetici sono emerse evidenze convincenti per l’associazione tra modelli dietetici considerati sani e che, nello specifico, comprendono un elevato consumo di alimenti di origine vegetale e un minor rischio di tumore del pancreas. Tra i componenti della dieta, si osservano livelli convincenti di evidenza per il ruolo protettivo di frutta e verdura mentre un elevato consumo di carne rossa è stato associato a un significativo aumento del rischio.
Quali conclusioni se ne possono trarre?
Le indicazioni che emergono dal nostro studio sono di duplice natura. Da un lato, infatti, emerge la necessità di studi, sia primari che secondari, condotti con maggiore rigore metodologico. Dall’altro, si evidenzia l’importanza di comprendere quali comportamenti alimentari possano portare a una riduzione del rischio per il tumore pancreatico così da poter fornire raccomandazioni chiare per la prevenzione.
Quali scenari di aprono su questo fronte e quali i filoni di ricerca più promettenti da indagare?
Considerata l'estrema aggressività e letalità del tumore del pancreas e le difficoltà nel raggiungere una diagnosi precoce, è doveroso concentrarsi non solo sulla ricerca di nuovi trattamenti ma anche su strategie di prevenzione efficaci. Sicuramente, essendo l’eccesso ponderale e, in particolare, l’obesità, un chiaro fattore di rischio per il tumore del pancreas dovranno essere rafforzate le azioni volte a contrastarne l’aumento in tutte le fasce di popolazione puntando su stili di vita sani e in particolar modo sull’adozione di corrette abitudini alimentari. In questo scenario, la ricerca sarà fondamentale. Per comprendere il ruolo dei diversi pattern nella prevenzione e anche nel trattamento dei tumori pancreatici saranno necessari studi clinici e osservazionali metodologicamente rigorosi. Tra i filoni di ricerca più promettenti c’è di sicuro quello che si occupa di indagare il ruolo del microbiota intestinale nella patogenesi del tumore pancreatico. Sappiamo, infatti, quanto la composizione microbica intestinale sia strettamente dipendente dalla nostra dieta. Quello del microbiota è un ambito scientifico in continua evoluzione e sicuramente nei prossimi anni potremo avere a disposizione dati interessanti per poter orientare, con maggiore precisione, le nostre raccomandazioni.
Nicola Miglino