Un rapporto fondamentale di Cheng ha dimostrato che i valori di L-glutammina o del rapporto di questa rispetto all’L-glutammato sono inversamente associati all'indice di massa corporea, alla pressione sanguigna, ai trigliceridi circolanti e all'insulina e positivamente associati alle lipoproteine ad alta densità, mentre i livelli plasmatici di L-glutammato sono associati a parametri metabolici avversi.
Inoltre, viene indicato per la prima volta che un elevato rapporto glutammina/glutammato è associato a un minor rischio di diabete mellito, evidenza successivamente confermata in una meta-analisi di 46 studi clinici. La somministrazione orale acuta di L-glutammina migliora la tolleranza al glucosio nei soggetti con o senza diabete, mentre l'integrazione dietetica cronica di L-glutammina per 6 settimane riduce la pressione arteriosa sistolica, la glicemia a digiuno e migliora la composizione corporea nei pazienti con diabete di tipo 2.
Alla base possono esserci meccanismi multipli: L-glutammina stimola il rilascio di glucagone dalle cellule α-pancreatiche, il che porta alla mobilizzazione del glucosio dai tessuti periferici alla circolazione, aumenta la transaminazione del piruvato in alanina, un forte promotore della gluconeogenesi che è elevata nell'obesità, e infine viene convertita in α-chetoglutarato, un agente anabolizzante consolidato.
Infine, uno studio prospettico su pazienti anziani con alto rischio cardiovascolare ha rilevato che i livelli basali di glutammato circolante sono correlati a un aumento degli eventi cardiovascolari (ictus non fatale, infarto miocardico non fatale o morte cardiovascolare), mentre il rapporto glutammina/glutammato nel plasma è correlato a una riduzione del rischio, in particolare per quanto riguarda l'ictus.
Inoltre, uno studio di associazione su tutto il genoma ha identificato una variante genetica associata a una ridotta espressione della sintasi, che può portare a una carenza di L-glutammina e allo sviluppo della malattia coronarica nel diabete di tipo 2.
Piccoli studi clinici indicano che l'integrazione di L-glutammina migliora la riparazione del miocardio in pazienti con malattia coronarica e limita il danno cardiaco dopo rivascolarizzazione coronarica. Inoltre, uno studio prospettico in due grandi coorti ha mostrato che l'assunzione di L-glutammina e il rapporto glutammina/glutammato nel plasma sono inversamente correlati al rischio di mortalità cardiovascolare, indipendentemente da altri fattori dietetici o di stile di vita.
Insieme, questi studi illustrano un ruolo protettivo chiave per L-glutammina contro le malattie cardiovascolari, ma sono necessari studi farmacocinetici più dettagliati di quelli attuali per stabilire regimi di dosaggio ottimali. Inoltre, l'integrazione di L-glutammina deve essere attentamente valutata in pazienti con elevata glutaminolisi poiché questo aminoacido può essere diretto verso percorsi metabolici dannosi che peggiorano la salute cardiovascolare.
Silvia Ambrogio
Fonti:
- The emerging role of L-Glutamine in cardiovascular health and disease. Nutrients 2019, 11(9), 2092;
- Metabolomics in prediabetes and diabetes: a systemic review and meta-analysis. Diabetes Care 2016, 39, 833–846.
- Amino acid profile and metabolic syndrome in a male mediterranean population: a cross-sectional study. Nutr. Metab. Cardiovasc. Dis. 2017, 27, 1021–1030.
- Liver glutamate dehydrogenase controls whole body-body energy partitioning through amino acid-derived gluconeogenesis and ammonia homeostasis. Diabetes 2018, 67, 1949–1961.