Quercetina, crescono le evidenze di protezione cardiovascolare

23 Gennaio 2020

La quercetina, uno dei flavonoidi più comuni e presente in diverse piante e alimenti tra cui cipolle, tè, mele e vino rosso, è un efficace antipertensivo, in grado anche di aumentare il c-Hdl e diminuire i trigliceridi, come rilevato in una recente metanalisi pubblicata su Nutrition Reviews.

Il lavoro ha preso in esame ben 17 trial clinici, per un totale di circa un migliaio di partecipanti, tutti condotti al fine di valutare l’impatto della quercetina su alcuni indicatori di rischio cardio-metabolico quali ipertensione, dislipidemia e disglicemia.

“Esistono ormai diverse evidenze del fatto che l’integrazione con quercetina piuttosto che una dieta ricca di  alimenti contenenti questo flavonoide apportino benefici in virtù di effetti anticoagulanti, antinfiammatori, antipertensivi e di miglioramenti dei profili glicemici e lipidici” sottolineano gli autori. “Tuttavia, i risultati degli studi sull'uomo non sono sempre coerenti e vi è carenza di metanalisi in quest’ambito.  Il nostro lavoro ha voluto fornire una sorta di istantanea delle attuali conoscenze sugli effetti clinici della quercetina nei pazienti con malattia cardiovascolare e di offrire spunti per future raccomandazioni dietetiche”.

I risultati della metanalisi sull’insieme dei 13 bracci dei 17 trial complessivi presi in esame mostrano che la quercetina è in grado di ridurre significativamente sia la pressione sistolica (−3,09 mmHg di media) che la diastolica (−2,86 mmHg).

Nessuna variazione significativa, invece, dei profili lipidici e della glicemia. Nell’analisi per sottogruppi, però, sono stati osservati cambiamenti significativi del c-Hdl e trigliceridi nei partecipanti che avevano assunto quercetina per otto settimane o più.

“Gli effetti favorevoli sulla pressione arteriosa da noi rilevati supportano l'uso della quercetina come terapia aggiuntiva nei pazienti con ipertensione” commentano gli autori. “I benefici risentono ovviamente della formulazione, del dosaggio e del periodo di assunzione. Le analisi per sottogruppi hanno mostrato chiari vantaggi per periodi di assunzione entro le otto settimane con dosaggi non inferiori a 100 g/die. I potenziali meccanismi in causa sono diversi. Alcuni ricercatori hanno proposto un'azione sul sistema renina-angiotensina piuttosto che sul sistema nervoso autonomo o, ancora, la sensibilizzazione della componente parasimpatica del baroriflesso nonché la riduzione della resistenza dei vasi sanguigni.

Per quanto riguarda il controllo della glicemia, non abbiamo rilevato effetti su glicemia a digiuno, Homa-IR o insulina. Non è stato possibile valutare l'impatto sull'emoglobina glicata a causa della scarsa qualità degli studi presi in esame. In quest’ambito sono sicuramente necessari ulteriori indagini su larga scala.

Sul fronte lipidi, sono emerse indicazioni interessanti per approfondimenti futuri. Si è infatti riscontrato che l'assunzione di quercetina per almeno otto settimane aumenta notevolmente i livelli di c-Hdl in media di 0,08 mmol/L mentre riduce quelli di Tg di 0,38 mmol/L, risultati che suggeriscono un beneficio clinico potenzialmente rilevante in caso di consumo giornaliero”.

In generale, non sono stati osservati importanti effetti collaterali legati all’uso di quercetina con l’auspicio conclusivo da parte degli autori che “quanto prima possano essere condotti trial clinici su ampia scala per arrivare a definire l’impatto a lungo termine del consumo di quercetina sulla prevenzione di eventi cardiovascolari.

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…