Particolarmente rilevanti, a livello nazionale, sono gli sprechi domestici, il 54% del valore totale per circa 36 kg l'anno a testa, superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell'agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%). Non si tratta solo di un problema etico, precisa la Coldiretti, ma ha anche effetti sul piano economico e ambientale per l'impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.
La crescente sensibilità sul tema ha però portato oltre sette italiani su dieci (71%) a diminuire o annullare gli sprechi alimentari, adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi a una maggiore attenzione alla data di scadenza, ma anche alla richiesta della doggy bag al ristorante, alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più. Gli alimenti più sprecati sono verdura e frutta fresca, seguiti da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi.
Secondo il rapporto Sofa, la raccolta è la fase in cui più frequentemente vanno sprecati tutti gli alimenti, seguita dallo stoccaggio e da pratiche di gestione inadeguati.
"In Italia nel campo rimane il 3% della produzione agricola, dato medio che varia dal 4% delle orticole, al 2,5% della frutta passando per il 4,5% delle colture industriali. Una cifra che equivale a un milione di tonnellate di prodotti agricoli non raccolti ovvero circa il 20% dello spreco nella filiera agroalimentare, incluso quello domestico senza quello della ristorazione", dice Andrea Segrè, promotore della Campagna Spreco Zero, integrando i dati mondiali del rapporto della Fao con quelli inediti sulle perdite di prodotti agricoli in campo in Italia. Calcolando l'impronta idrica del non raccolto, precisa Segrè, si getta via un miliardo di metri cubi di acqua virtuale, più o meno la capacità idrica del Lago d'Iseo. Qui più che ragioni legate alla tecnologia, che può tuttavia essere migliorata, secondo Segrè, "le cause risiedono nei prezzi di mercato troppo bassi per giustificare il raccolto e i consumi flettenti di prodotti ortofrutticoli che vanno a peggiorare le diete e la salute.
Il rapporto della Fao evidenzia come quello dello spreco alimentare sia un problema globale con interconnessioni estremamente complesse'.
Così Qu Dongyu, direttore generale della Fao "Facciamo il possibile per cercare di ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, ma i nostri sforzi possono essere realmente efficaci solo se sostenuti da una profonda comprensione del problema. Non è possibile consentire che il cibo venga gettato via mentre ogni giorno nel mondo oltre 820 milioni di persone continuano a soffrire la fame". Una fotografia, quella scattata dal rapporto Sofa, che sollecita i paesi a intensificare gli sforzi per affrontare le cause che portano a perdite e sprechi in tutta la filiera, fornendo indicazioni su strategie e interventi. Ridurre le percentuali di cibo gettato generalmente comporta costi che agricoltori, fornitori e consumatori affronteranno solo se compensati da benefici. Senza aiuti finanziari, per esempio, segnala il rapporto, i piccoli proprietari nei Paesi di sviluppo potrebbero essere in difficoltà a sostenere interventi mirati; da qui la necessità di migliorare l'accesso al credito.