La scelta vegetariana potrebbe dipendere dai geni

17 Ottobre 2023

Il profilo genetico di ciascuno di noi gioca un ruolo nel determinare se possiamo attenerci a una dieta vegetariana. Questo quanto scoperto da un nuovo studio della Northwestern Medicine i cui risultati aprono la porta a ulteriori ricerche con implicazioni su raccomandazioni dietetiche e produzione di sostituti della carne.

"Siamo tutti in grado di sopravvivere a lungo termine seguendo una dieta vegetariana rigorosa? A questa domanda, finora, si è posta poca attenzione", sottolinea Nabeel Yaseen, professore emerito di patologia presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University e prima firma dello studio.

Un'ampia percentuale (dal 48 al 64%) di soggetti che si definiscono vegetariani riferisce di mangiare pesce, pollame e/o carne rossa, il che, secondo Yaseen, suggerisce che alcuni fattori prevalgono sul desiderio di aderire a una dieta vegetariana. In altre parole, sembra che ci siano più persone che vorrebbero essere vegetariane di quante lo siano in realtà e si ipotizza che ciò dipenda da alcune caratteristiche innate che le persone potrebbero ignorare.

Per verificare il ruolo del Dna, gli scienziati hanno confrontato i dati genetici della UK Biobank di 5.324 vegetariani rigorosi (che non consumano pesce, pollame o carne rossa) con 329.455 controlli. Tutti i partecipanti allo studio erano bianchi caucasici per ottenere un campione omogeneo ed evitare confusione per etnia.

Lo studio ha identificato tre geni che sono significativamente associati al vegetarianismo e altri 31 potenzialmente coinvolti. Molti di questi, inclusi due dei primi tre (NPC1 e RMC1), sono coinvolti nel metabolismo dei lipidi e/o nelle funzioni cerebrali.

"Un ambito in cui i prodotti vegetali differiscono dalla carne sono i lipidi complessi", precisa Yaseen. "La mia ipotesi è che nella carne potrebbero essere presenti componenti lipidici di cui alcune persone hanno bisogno e, forse, le persone la cui genetica favorisce il vegetarianismo sono in grado di sintetizzarli in modo endogeno. Tuttavia, questa è mera speculazione e richiede molto altro lavoro per comprendere meglio la fisiologia del vegetarianismo."

Lo studio, pubblicato su Plos One, è il primo completamente sottoposto a revisione paritaria e indicizzato a esaminare l’associazione tra genetica e vegetarianismo rigoroso.

Considerazioni religiose ed etiche sono state le principali motivazioni alla base dell’adozione di una dieta vegetariana e recenti ricerche hanno fornito prove dei suoi benefici per la salute. Sebbene il vegetarianismo stia diventando sempre più popolare, i vegetariani rimangono una piccola minoranza di persone in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, per esempio, rappresentano il 3-4% della popolazione, nel Regno Unito, sono vegetariani il 2,3% degli adulti e l'1,9% dei bambini.

Ciò porta a chiederci come mai la maggior parte delle persone preferisca ancora mangiare prodotti a base di carne. Secondo Yaseen, ciò che fa la differenza nelle scelte di cibi e bevande non è solo il gusto, ma anche il modo in cui l’organismo li metabolizza. Per esempio, quando si prova l'alcol o il caffè per la prima volta, la maggior parte delle persone non li trova piacevoli, ma col tempo si sviluppa un gusto legato al benessere della loro assunzione.

“Con la carne potrebbe verificarsi qualcosa di simile”, dice Yaseen, ipotizzando che nell’organismo possa essere presente un componente che ci spinge al consumo di carne.

"Mentre le considerazioni religiose e morali giocano certamente un ruolo importante nello spingerci ad adottare una dieta vegetariana, i nostri dati suggeriscono che la capacità di aderire a tale dieta è limitata dalla genetica", ha detto Yaseen. "Ci auguriamo che gli studi futuri portino a una migliore comprensione delle differenze fisiologiche tra vegetariani e non vegetariani, consentendoci così di fornire raccomandazioni dietetiche personalizzate e di produrre migliori sostituti della carne."

Elisabetta Torretta

 

 

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